Blackrock, Vanguard, State Street: I veri padroni del mondo

Nel 2021, Fonte FMI, il PIL del mondo è stato di 94 trilioni di dollari circa. Di questi gli Stati Uniti ne realizzano 23 trilioni, l’Europa circa 18 e la sola Cina 16 Trilioni.

L’Italia chiude il 2021 a circa 2 trilioni a fronte della Germania con 4.

Numeri impressionanti ma poca cosa a fronte del fatto che solo 3 Fondi di investimento, tutti americani, detengono a fine 2021 la spaventosa cifra di 20 (venti) trilioni di dollari di danaro liquido ed investito sui mercati azionari ed obbligazionari mondiali.

In pratica 10 volte l’intero PIL italiano, 4 volte il PIL tedesco, più dell’intero PIL di tutta l’Europa o della Cina, quanto il PIL americano.

Questi colossi sono Blackrock, Vanguard e State Street, il primo più conosciuto, gli altri 2 meno.

Negli ultimi vent’anni Blackrock, Vanguard e State Street hanno rastrellato un numero impressionante di azioni arrivando ad essere i maggiori azionisti nell’90% delle società quotate sullo S&P 500

I settori di investimento principali: farmaceutica, armamenti, idrocarburi, elettronica.

Due professori di Harvard, Lucian Bebchuk e Scott Hirst, hanno calcolato nel 2020 che i tre colossi esprimevano complessivamente il 25% dei diritti di voto di tutte le società quotate sull’indice S&P 500 per arrivare al 34,3% entro dieci anni e al 40,8% entro venti.

Ma vi è di più. I tre fondi sono strettamente intrecciati fra loro: Vanguard e State Street detengono insieme il 12% di Blackrock; Vanguard e Blackrock possiedono il 18% di State Street; mentre Blackrock e State Street hanno il 20% di Vanguard e sono al centro di un vasto intreccio azionario, in cui compaiono altri importanti Mutual Funds e soggetti finanziari (tra cui: Fidelity, T-Rowe, Goldman Sachs, J.P. Morgan, Morgan Stanley).

Le masse finanziarie da loro gestite agiscono come all’interno di un sistema gravitazionale, capace di provocare qualsiasi reazione sull’intera costellazione bancaria e assicurativa mondiale.

La cosa veramente inquietante è che grazie alle posizioni strategiche nei diversi azionariati, costituite dai loro imponenti investimenti, i Big 3 sono in grado di “condizionare” gli indirizzi di ogni area di attività: produzione, distribuzione di merci e servizi, trasporti, sanità, ricerca.

The Vanguard Group ha sede a Malvern, un sobborgo di Philadelphia, in Pennsylvania. È stata fondata nel 1975 da John C. Bogle, gestisce un patrimonio pari a 6,2 trilioni di dollari grazie a circa 17.000 dipendenti. L’attuale CEO si chiama Mortimer J. Buckley.

BlackRock ha sede a New York. Gestisce un patrimonio totale di 7,5 trilioni di dollari, dei quali un terzo investito in Europa e 500 miliardi nella sola Italia. È stata fondata nel 1988 da Laurence D. Fink (CEO), Susan Wagner e Robert S. Kapito. Ha 15.000 dipendenti.

State Street Global Advisors è la divisione di gestione degli investimenti di State Street Corporation. Gestisce circa 3 trilioni di dollari. Ha sede a Boston, Massachusetts. Il CEO è Cyrus Taraporevala. Ha 2500 dipendenti.

I 3 colossi inoltre controllano anche il settore delle agenzie di rating. Alle quali viene demandato di fatto il giudizio sulla salute delle imprese (e non solo). In questo caso a controllare un’immensa quota del mercato mondiale sono S&P Global Ratings, Moody’s e Fitch, di cui Blackrock, Vanguard, State Stree sono azionisti di rilievo.

Appare evidente che di fronte a una tale dimensionalità, dove lo spostare l’investimento da un settore ad un altro , o solo poter condizionare una Agenzia di Rating ad emettere un giudizio sul debito sovrano di uno Stato , può condizionare per anni un qualsiasi mercato azionario mondiale regolamentato , il potere, quello vero, quello che può determinare Spread, Inflazione, modifica non è nelle mani della Politica ( e forse non lo è mai stato ) ma di queste 3 società che non a caso fanno parlare de ” The Specter of Giant Three “.

Ecco perché poter contare sull’inserimento nel proprio azionariato di uno di questi colossi può determinare la fortuna e il destino di una società o azienda.

Non dimentichiamo che i 3 giganti di Wall Street sono ben radicati anche in Italia. In particolare Blackrock, che detiene pacchetti del 5% ciascuno in Intesa Sanpaolo, Unicredit, Enel e Snam. La “roccia nera” e Vanguard sono i maggiori azionisti di un altro maxi-fondo americano, Blackstone, che fa private equity e che nel nostro Paese è molto attivo nel settore immobiliare.

Blackstone sta trattando l’acquisto della holding Atlantia dalla famiglia Benetton e sta per diventare socio al 24,5% di Autostrade per l’Italia, mentre una quota di pari misura andrà al fondo australiano Macquarie, che detiene anche il 40% di Open Fiber, la società della fibra ottica che dovrebbe fondersi con la rete di Tim.

E chi troviamo tra i maggiori azionisti di Macquarie? Blackrock e Vanguard.

L’intreccio, insomma, è fittissimo. E non mancano risvolti inquietanti.

Nel 2015 su Limes apparve un articolo del professor Germano Dottori, secondo cui Blackrock «svolse probabilmente un ruolo molto importante nella crisi del debito sovrano italiano del 2011»: il fondo infatti era socio di maggioranza relativa in Deutsche Bank, che in quei mesi fu il primo istituto a ritirare in misura massiccia i propri capitali investiti in titoli italiani. Spingendo il nostro Paese sull’orlo del default.

In sostanza quando si parla di “capitalismo finanziario”, di “imperialismo neoliberista” o quando si evoca “la Finanza” quella vera, quale bussola per orientare i destini della contemporaneità e del futuro, si parla di o meglio “si evocano” i 3 Big, senza menzionarli, quasi che parlarne sia già Tabù.

In conclusione sono in tanti a ritenere che sia tutto lecito e che il successo dei 3 Mutual Funds sia determinato, anche, da profonde conoscenze tecniche superiori alla media delle capacità di massa.

Ma potrebbe essere che dietro questa immagine di efficienza possano anche celarsi pratiche opache e ambigue. Pratiche che potrebbero consentire perfino, viste le enormi quantità di denaro in gioco, di condizionare non solo i manager delle aziende ma anche i Governi e le Opposizioni delle democrazie di tutto il mondo

In questo caso dubitare è lecito!

Articolo a cura di Marco Contini

Profilo Autore

Expert in Reorganization and Corporate Restructuring Expert in Underwriting, Claims, Marketing Distribution, Insurtech , Business Advisor, Blockchain
Milan Area, Italy
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