Compliance senza burocrazia: sogno o utopia?

Il legislatore ha preso in carico, in tempi recenti, temi che sono emersi causa l’introduzione di nuova tecnologia oppure a seguito di grandi disastri imprenditoriali, come il fallimento della Parmalat.

Privacy, Sicurezza dei Dati, Responsabilità delle Imprese (legge 231), sono progressivamente normate sul modello anglosassone, che mira a prevenire tramite la legislazione.

Le Imprese, per adeguarsi, devono adattare le organizzazioni per produrre evidenze documentali e database aggiornati. In molte filiere, come l’alimentare, il farmaceutico, l’aerospaziale, per diventare fornitori accreditati di componentistica o di servizi bisogna essere certificati.

Il carico imposto dalle nuove normative si va ad aggiungere agli obblighi in termini di Sicurezza, Diritti dei Lavoratori, Qualità, dove l’attività legislativa risale allo scorso secolo.

L’evoluzione del contesto ha avuto, come lecito aspettarsi, enormi ricadute nell’organizzazione delle Imprese, pubbliche e private.

Da una parte sono stati creati nuovi ruoli, dall’altra sono stati introdotti strumenti per registrare e tracciare la mole di dati relativi ad ogni dimensione della Prevenzione. Stiamo assistendo ad una rivoluzione culturale, terminologica, tecnologica, con un impatto enorme sulla quotidianità, sulle prassi operative più comuni, come le modalità per ricevere la merce da un Fornitore.

Oltre alle differenze nelle modalità operative va considerato l’aumento degli obblighi. Aumentano le Procedure, le Riunioni, la Formazione obbligatoria, l’attività di auditing attiva e passiva, interna ed esterna.

Le modalità con le quali un’impresa declina la Compliance risente di una legge generale:

tanto più il Management è preparato a rispondere al nuovo contesto, tanto più la declinazione delle normative seguirà modalità efficienti e sensate.

Un Management impreparato genera organizzazioni schizoidi, dove le prassi reali vanno in una direzione e gli adempimenti per la compliance in un’altra. Si crea un apparato burocratico che non porta alcun valore al Business, intossicando il clima interno.

Il progressivo scollamento tra processi documentali e prassi operative è un fenomeno pesante E’ un fenomeno molto pesante, non solo in termini economici, ma soprattutto per la qualità lavorativa degli attori coinvolti, indipendentemente dal livello gerarchico.

Tra i segni più evidenti della scissione burocratica notiamo:

  • doppioni documentali
  • comportamenti ritualizzati e compilativi
  • distorsioni nei processi e inefficienze
  • estraniamento burn-out
  • deterioramento del clima e dimissioni a grappolo

Il trend cui assistiamo è particolarmente impattante nelle imprese italiane che, per dimensioni, hanno nella duttilità e nella prontezza di risposta un elemento di vantaggio competitivo.

Una PMI, oltre ad avere meno potere nella ricerca e negli investimenti, si ritrova ingessata dagli Procedure e Burocrazia che sono i tradizionali virus delle Multinazionali. Anche la competitività può risentirne.

In base al quadro che abbiamo di fronte, per ridurre il fenomeno della Burocratizzazione e dei relativi costi, la risposta adattativa è un’evoluzione culturale che parte dalla comprensione di ciò che sta avvenendo.

Bisogna guardare criticamente le soluzioni che spacciano percorsi intitolati a parole di moda (Lean Leadership, Agile Management) come scorciatoie per ritrovare il benessere e l’efficienza.

Serve uno sforzo per aggiornare la Competenza Gestionale in quanto tutti le funzioni vitali delle Imprese vanno ridisegnate, a partire dall’Organigramma per arrivare alle dinamiche operative e relazionali.

Articolo a cura di Luigi Rigolio

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