Lavoro in ambito marketing da oltre 30 anni e mia mamma, che ha passato gli 80, quando la vado a trovare mi dice sempre: “Vedo che sei bello grasso e quindi per mangiare, mangi, ma non ho ancora capito cosa fai di mestiere, mi sembra che questo lavoro nel marketing sia un po’ una cosa alla Mago Merlino”.
Ed è così. Tutti parlano di marketing, pochi sanno cosa sia veramente.
È di moda, un misto tra esoterismo e magia con tanta fuffa e truffa, questa è l’idea che ha la maggior parte delle persone.
Il marketing è quella cosa magica che ti fa agganciare i clienti a mandrie e ti permette di vendere miliardi di euro sul web mentre sorseggi un drink a bordo piscina, guardando gli altri che lavorano. Questo è quello che sperano tante persone che si affacciano alla professione, pieni di bellissime teorie che funzionano nelle aule, quando hai il latte alla bocca e la retta dell’università la pagano mamma e papà.
La vita e il mercato sono un’altra cosa: il marketer è in prima linea, un guerriero assaltatore che apre la strada alle truppe sul campo. Un infiltrato dietro le linee nemiche della concorrenza, che fa un lavoro oscuro e dalle cui scelte dipendono, spesso, le sorti delle opportunità aziendali.
Il marketing serve ma, l’importante è che non ci sia da spendere e che non si debba pensare che sia un lavoro. Questo è quello che pensano le aziende, soprattutto le PMI, che spesso non stanziano un euro di budget per realizzare attività programmate.
Purtroppo, il marketing è un lavoro, un lavoro duro. Un lavoro fatto di tanta pazienza, indagini, analisi, test, statistiche lette e interpretate, proiezioni, programmazioni da fare e da mettere in pratica. La gente pensa che il marketer sia una specie di incantatore di serpenti che frequenta salotti, fiere, fa ricchi rimborsi chilometrici e si diverte come una jena mentre gli altri lavorano.
La gente pensa così e, per mia fortuna, anche tanti marketer “de noantri” lo pensano, per cui non si applicano, lavorano per finta e ottengono risultati “per finta”.
Fare marketing significa, sulla base degli appositi piani che riesci a realizzare, riuscire a farti dare il budget che serve dalla direzione finanziaria, che mai penserebbe di dedicare una spesa specifica alla fuffa del marketing, perché ricordiamoci, vale sempre la sacra regola aurea: “No money, no party”.
Fare marketing significa essere un passo avanti con le idee, ma molto tradizionalista nelle relazioni interne perché, spesso, fare accettare campagne “diverse” o “innovative” nel mondo dell’”abbiamo sempre fatto così” è un’ardua impresa.
Fare marketing significa basare le scelte sui numeri e non sulla pancia, per poi mettere tanta pancia dentro quello che ti raccontano i numeri.
Fare marketing è il più bel mestiere del mondo, insieme a quello del venditore, se conosci le regole del gioco e giochi per vincere e non per partecipare. Fare marketing significa assumersi a priori la responsabilità di un eventuale insuccesso e mettere subito in campo gli strumenti per migliorarsi.
In estrema sintesi: il marketing per l’80% è una noia pazzesca: analisi, dati, proiezioni, previsioni, studio a tavolino. Per il 20% è una libidine unica: realizzazione di campagne belle, passionali e coinvolgenti sulla base dei dati raccolti.
Il marketing è una disciplina economica non artistica e padroneggiare i dati fa la differenza.
Alcuni spunti:
Ecco, dare risposta alle semplici domande che leggi qui sopra ti permetterà di farti un’idea abbastanza precisa di quanto il marketing sia importante per te: se hai i numeri e i dati come risposta alle domande, probabilmente stai lavorando bene e con risultati.
Se per la maggior parte delle domande non hai risposte ma solo sensazioni ecco, so che hai ampi margini di miglioramento 😉
In effetti, un po’ ha ragione mia mamma: fare marketing significa sentirsi un po’ come Mago Merlino ma senza la sfera di cristallo, per fortuna c’è excel, ci sono i CRM, Customer Relationship Management e tanta pazienza analitica.
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Buon marketing a tutti.
Articolo a cura di Mauro Baricca
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