Digital Transformation e Digital Mindset: come affrontare al meglio la corsa all’innovazione
È il gennaio 2020 e Peter H. Diamandis pubblica, su Singularity Hub, qualcosa che farà riflettere molto rispetto alle previsioni sulle tendenze del prossimo futuro per la nostra specie e la nostra comunità:
In the decade ahead, waves of exponential technological advancements are stacking atop one another, eclipsing decades of breakthroughs in scale and impact.
Secondo Diamandis, da queste ondate tecnologiche emergeranno alcuni “metatrend” che potrebbero rivoluzionare interi settori (vecchi e nuovi), ridefinire la generazione di imprese e le sfide del domani.
Tali trend, che riguarderanno la prossima decade, si riferiscono allo sviluppo tecnologico e alle innovazioni che sono alla base e che si possono ricondurre a un elenco circoscritto di tecnologie quali: intelligenza artificiale (AI), robotica, realtà aumentata, reti ad ampia larghezza di banda (5G fra tutte), biotecnologie avanzate (CRISPR e sequenziamento del genoma), nuovi materiali, nuove tecnologie informatiche (computer quantistici).
Il futuro dell’umanità è dunque un nuovo salto evolutivo permesso dall’integrazione con le tecnologie più avanzate?
In questo senso, la complessità del progresso sarà tale da superare la capacità di comprensione umana e darà vita ad una “intelligenza superumana”?
È opportuno, in virtù di queste discutibili considerazioni, distinguere i cambiamenti tecnologici dai cambiamenti sociali, laddove i secondi portano con sé i comportamenti e i primi gli strumenti.
Il processo trasformativo epocale a cui stiamo assistendo ci permette di dire che ci troviamo, come persone e come lavoratori, all’interno di un processo caratterizzato dal caos e dalla complessità.
Quest’ultima è oggi una dimensione costante in un mercato che cambia, ma soprattutto in un mondo in costante evoluzione, soggetto a repentine modifiche e talvolta ad imprevisti ingovernabili, ed è necessario disporre di strutture robuste, pensate non per quello che accade oggi ma per tutto ciò che potrebbe riservare il domani: un orizzonte rispetto al quale non si hanno mai informazioni sufficienti per farsi trovare “pronti”.
Ci stiamo, forse, avvicinando a un punto di rottura e non è del tutto certo che l’invasione e la pervasione della varietà infinita degli strumenti a nostra disposizione sia la condizione sufficiente ai bisogni, umani ed organizzativi, ai quali tutto ciò nonostante non possiamo sottrarci.
Ed è qui, nel pieno della trasformazione digitale, in questo pezzo di storia della nostra epoca di cui si parlerà molto – che ha trasformato le vite ma ha rivoluzionato l’economia, ha cambiato le case ma sovvertito le fabbriche, ha cambiato le scuole e trasformato le accademie, ha imposto con fermezza nuovi modi di stare insieme, di stare lontani, di collaborare e di lavorare – è proprio ora che è necessario chiedersi qual è il modo per farsi trovare pronti e per essere, di nuovo, protagonisti e non spettatori.
Chiamiamo Digital Transformation quello che abbiamo appena enunciato e Digital Mindset quello di cui deve disporre l’essere umano per affrontare in modo positivo la corsa all’innovazione.
La vera ricchezza è creare le condizioni ambientali per coloro che determinano la vita e la sopravvivenza, della società ma anche delle aziende, affinchè trovino uno spazio e un tempo nel quale muoversi con sicurezza e rapidità fuori dalla comfort-zone, alla ricerca di tutto quello che di nuovo serve sapere e serve saper fare per essere valore e virtù del mondo di domani.
La nostra immaginazione, oggi, forse non è in grado di superare quello che le tecnologie ci consentirebbero di raggiungere; e anche chi è nato solo dopo il 1980 ricorda con estrema chiarezza una dimensione di vita nella quale ciò che oggi rientra nella sfera del “normale”, non più di un decennio fa, non era concretamente immaginabile.
È pur vero che, soprattutto nella dimensione organizzativa, la tecnologia non è inutilizzabile senza la componente fondamentale costituita dalla mente umana ed è altrettanto noto che una quantità sempre maggiore di imprenditori ricerca nelle nuove tecnologie il modo per rendere più veloce e funzionale il processo di lavoro: obiettivi vecchi con modi nuovi?
È della ricchezza di questo connubio, trasformazione digitale e mindset digitale, di cui ha bisogno la società odierna, perché mai come oggi l’integrazione delle tecnologie alla nostra vita richiede il rafforzamento del fattore umano, delle persone che divengono i veri agenti del cambiamento.
È una partita dura da vincere, ma non dobbiamo dimenticare che, fin dalle sue origini, la nostra specie è stata chiamata a cambiare e l’uomo è predisposto alle trasformazioni. Quello di cui c’è più carenza è l’allenamento a questo, non la capacità: ciò che oggi può spaventare perché è nuovo, domani sarà la normalità. Non possiamo negare che la storia ce l’abbia insegnato, talvolta violentemente.
Douglas Adams, a questo proposito, individua tre modi che descrivono le nostre reazioni alle tecnologie:
- tutto ciò che è nel mondo quando sei nato è normale e ordinario ed è solo una parte naturale del modo in cui il mondo funziona;
- tutto ciò che è stato inventato quando avevi tra i quindici e i trentacinque anni è nuovo, eccitante e rivoluzionario e probabilmente può aiutarti a fare carriera;
- qualsiasi cosa inventata dopo i tuoi trentacinque anni è contro l’ordine naturale delle cose.
L’importanza di pensare digitale deve consentire alle persone di spaziare tra la prima e la seconda reazione, così da sfruttare quello che la nostra storia futura, la prossima decade con le sue nuove tecnologie, ci metterà a disposizione.
E le persone saranno la chiave del successo poichè le tecnologie si possono acquistare e questo lo possono fare tutti, perciò non è possedendo gli strumenti che si diventa competitivi, servono i lavoratori che le sappiano utilizzare, cosi che anche il mindset abbia un proprietario.
Le persone dovranno cambiare il proprio modo di pensare e di approcciarsi al lavoro e alla vita quotidiana. E se pensiamo alle tre regole che ci suggerisce Adams la nostra società, le nostre aziende, hanno un grandissimo valore ancora tutto da sfruttare: la convivenza generazionale.
Considerando una fascia di età che mediamente è parte della forza-lavoro, possiamo notare nel 2019 in Italia il 10% della popolazione ha tra i 20 e i 29 anni, circa l’11% ha tra i 30 e i 39 anni, il 15% tra i 40 e 49 anni e infine un altro 15% ha tra i 50 e 59 anni.
Questo dovrebbe consentirci di comprendere che l’eterogeneità a cui un’azienda – ma la società civile stessa – è di fronte consente una convivenza in grado di mettere in connessione persone con reazioni differenti alle tecnologie; ed è valorizzando questa diversità, incentivando lo scambio tra esperienza maturata e abilità innata, che si sarà nella condizione di generare valore a “Km 0”.
In chiusura, dunque, possiamo affermare con verosimile certezza che l’era digitale è arrivata e che questo mondo si muoverà con una velocità e un’imprevedibilità esagerate rispetto a quanto non abbia fatto finora; e spetta a ciascuno di noi scegliere se vivere nel passato o iniziare a percorrere le vie del futuro.
Riferimenti
- https://www.tuttitalia.it/
- https://singularityhub.com/2020/01/10/20-tech-metatrends-to-look-out-for-in-the-2020s/
- https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/i-20-mega-trend-tecnologici-del-prossimo-decennio/
- https://ilbolive.unipd.it/it/news/rivoluzione-digitale-secondo-baricco
Articolo a cura di Giada Marafon
Sociologa, appassionata e studiosa dell’Essere Umano, considerato da sempre una componente fondamentale delle organizzazioni. La centralità della Persona nei processi aziendali è stato il filo conduttore che ha accompagnato tutto il suo percorso professionale e formativo. Dopo la laurea ha ottenuto un diploma di Master Universitario il Mediazione e Strumenti per la risoluzione dei conflitti, oltre che un diploma di Facilitatore Esperienziale per la gestione delle dinamiche dei gruppi attraverso processi partecipativi.
Da sempre si occupa di analizzare i bisogni di aziende ed organizzazioni volte al cambiamento e al miglioramento continuo, attraverso la progettazione di programmi formativi e di consulenza in People & Leadership Management.
Oggi coordina la Business Unit di Forema “Il Cuborosso – The Human side of Tomorrow” e sviluppa di progetti di Change Management e Digital Transformation con l’obiettivo di traghettare persone e aziende verso i paradigmi del futuro, tra Tecnologia e Umanità.