Esiste la fortuna?
Spesso si sente dire “quella è una persona fortunata”, “sei stato veramente fortunato” o altre espressioni del genere: ma cos’è la fortuna? È uno stato di grazia che ci consente di ottenere quanto desideriamo? È una condizione che attira su di noi i migliori influssi per ottenere anche l’insperato? Oppure è, più propriamente, una predisposizione d’animo che ci fa essere più ricettivi agli stimoli esterni e di conseguenza maggiormente in grado di cogliere delle opportunità?
Innanzitutto, dobbiamo precisare che non parliamo di quel tipo di fortuna che ci fa vincere alla lotteria, o che ci fa evitare un incidente o un vaso che cade, o che ci fa trovare un oggetto prezioso, ovvero tutto ciò che è relativo al campo d’indagine del grande psicologo svizzero Carl Jung: le “coincidenze significative”.
Uno psicologo inglese, Richard Wiseman, ha provato a studiare il fenomeno della fortuna per scoprire se ciò che succede sia frutto di coincidenze favorevoli, sia solo un caso o se ci siano altre ragioni. Con il suo studio ha evidenziato che le persone più fortunate sono più rilassate, sono più aperte al nuovo e all’inaspettato e di conseguenza hanno la tendenza a vedere non solo quello che cercano. Le persone meno fortunate, invece, sono più chiuse, cercano solo ciò che hanno in mente. Le persone fortunate moltiplicano le loro opportunità perché osservano il mondo che li circonda e riescono a sfruttare meglio ciò che gli si presenta. Le persone più fortunate sono semplicemente più rilassate e di conseguenza più attente.
Per questo motivo l’uomo diventa artefice del proprio successo in base al proprio atteggiamento mentale e al carattere personale. Caratteristica è l’espressione di Lucio Anneo Seneca “La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione”; l’unico artefice del proprio destino è lo stesso essere umano, nel contrapporsi all’idea del fato, per essere responsabile delle proprie azioni.
Se il successo fosse solo una questione di fortuna, con molta probabilità il mondo sarebbe diverso. Se molti imprenditori e professionisti, a fronte dei loro insuccessi, si fossero considerati sfortunati, con molta probabilità non avrebbero perseguito, a volte con ostinazione, i loro obiettivi. Ad esempio non avremo la Ford, poiché Henry Ford prima di trovare la strada giusta fallì per ben due volte; Thomas Edison non avrebbe inventato la lampadina poiché fallì, nei suoi esperimenti, per ben duemila volte. Quello che conta è l’atteggiamento positivo, come disse Edison di fronte ai suoi fallimenti: “Io non ho fallito duemila volte nel fare una lampadina; semplicemente ho trovato millenovecentonovantanove modi in cui non va fatta una lampadina”.
Grandi personaggi si sono espressi in merito al tema della fortuna, come ad esempio:
- Ralph Waldo Emerson, filosofo statunitense, che in merito all’atteggiamento delle persone così si espresse: “Gli uomini deboli credono nella fortuna, credono nelle circostanze. Gli uomini forti nella causa e nell’effetto”. Bisogna comprendere ed accettare il mondo, non fuggire o ribellarsi;
- Ronald Amunsen, esploratore norvegese, “La vittoria attende colui che ha messo tutto in ordine: la gente la chiama fortuna”.
La fortuna è anche la possibilità e la necessità di cambiare. Per vivere esperienze positive bisogna imparare a cogliere le occasioni favorevoli, questo potrebbe voler dire dover cambiare le proprie abitudini e restare in ascolto del proprio intuito.
Come possiamo cambiare o migliorare la nostra predisposizione alla “fortuna”? Affidandoci a due nostre straordinarie abilità, per aumentare la fiducia in noi stessi:
- resilienza – la capacità di far fronte ai momenti critici della nostra esistenza attraverso un atteggiamento mentale costruttivo. Le persone resilienti non si indeboliscono davanti alle avversità ma, addirittura, ne escono più forti. Tendenzialmente sono ottimiste, coraggiose e creative. Essere resilienti significa che dopo una caduta c’è sempre un’altra possibilità;
- assertività – la capacità di esprimere le proprie idee senza imporsi con arroganza. Essere assertivi significa saper dire ‘no’ senza sentirsi in colpa, avere obiettivi chiari e realizzabili, saper ascoltare gli altri, assumersi le proprie responsabilità, riconoscere i propri errori, considerare le critiche in modo costruttivo, chiedere ciò che si desidera senza essere frustrati davanti a un rifiuto.
Attraverso uno studio, condotto dallo psicologo inglese, Richard Wiseman, si è scoperto che i favoriti dalla sorte applicano quattro principi strettamente legati a queste due abilità:
- Essere aperti e rilassati – i “fortunati” hanno un atteggiamento rilassato e tranquillo nei confronti della vita e questo gli consente di cogliere maggiori occasioni; sono maggiormente aperti alle nuove esperienze. L’apertura mentale è una qualità fondamentale nella ricerca della fortuna, perché consentirà di essere più attenti e ricettivi a tutto ciò che la vita potrà presentare.
- Ascoltare le proprie intuizioni – i nostri neuroni non smettono mai di elaborare e immagazzinare nuove informazioni. Il presentimento non è altro che il ricordo inconsapevole di situazioni simili che abbiamo già vissuto. Le persone fortunate, anche in modo inconsapevole, potenziano il loro intuito attraverso semplici tecniche quali la meditazione e il “prendersi il proprio tempo” attraverso passeggiate e tecniche di rilassamento. In questo modo si sgombra la mente da problemi e frustrazioni e si avrà la possibilità di migliorare la capacità di concentrazione.
- Essere ottimisti – le persone fortunate sono convinte che la buona sorte continuerà a sostenerli e ciò che non sarà loro favorevole non avrà effetti catastrofici. I fortunati cercano di raggiungere i loro obiettivi anche se le probabilità sono scarse e, specialmente, non si arrendono di fronte ai fallimenti, creeranno maggiori occasioni per avere fortuna e si metteranno maggiormente in discussione. I fortunati si aspettano di incontrare persone importanti e interessanti che potrebbero essere foriere di nuove occasioni e/o opportunità. Ricordiamo, inoltre, che un atteggiamento aperto e cordiale stimolerà negli altri un simile atteggiamento, instaurando un clima di disponibilità nei nostri confronti.
- Trasformare la sfortuna in fortuna – i fortunati si concentrano sulle conseguenze positive di un fatto che potrebbe essere considerato sfortunato; in questo modo hanno la capacità di affrontare gli eventi negativi pensando che si risolveranno nel migliore dei modi. Il fortunato innesca un circolo virtuoso che lo condurrà al buonumore; fa lo sforzo di comprendere i propri limiti e di elaborare strategie per poterli superare, mentre gli sfortunati cercano di autoassolversi, trovando nella malasorte o negli altri il motivo del loro fallimento.
Quale migliore massima possiamo citare se non: “Faber est suae quisque fortunae” (Sallustio): “ciascuno è artefice della propria sorte”?
La fortuna è solamente un atteggiamento mentale: dobbiamo lavorare su noi stessi per poter cambiare il nostro destino.
Articolo a cura di Antonio Bassi
Antonio Bassi, PMP®. Dopo aver dedicato 25 anni in aziende di natura bancaria, informatica, telecomunicazioni e della consulenza, approda in SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana), dove è docente di Project Management sia nella formazione di base che nella formazione continua. Responsabile del Master SUPSI in Project, Program e Portfolio Management. Presidente dell’Associazione di Project Management-Ticino (APM-Ticino).