IKIGAI: quella svolta dirompente per la propria vita ed il lavoro che tutti cercano, ma che pochi si impegnano davvero a realizzare

Ripensare la propria vita in funzione del vero talento è l’origine della felicità, oltre che il fulcro del work-life balance, ovvero del bilanciamento tra obiettivi di carriera ed esistenziali.

C’è chi chiama questa attività portante per il benessere col nome di IKIGAI, ma definizioni orientali a parte, la tendenza in oggetto ha origine nella stessa essenza dell’essere umano, fondandosi nella domanda delle domande:

“Cosa sono venuto a fare sulla terra?”

Fare, sì, agire, costruendo qualcosa col proprio potenziale specifico, è l’obiettivo della vita di ognuno. Certo, attraverso le opere si diventa memorabili, ma non tutti sanno però, che si può conoscere se stessi solo grazie alla retroazione del fare stesso.

“Ho prodotto questo, proprio io; allora sono in grado di creare, manifestando qualcosa di sconosciuto a me stesso; avverto dentro di me il potere di dare forma ad idee immateriali quanto impalpabili fino alla loro realizzazione!”

L’autostima, ma ancor di più l’auto identificazione si fonda su questa attività trasformativa che si esplica mediante le emozioni e l’entusiasmo creativo; un vero e proprio furore che prende chi abbia ben chiaro cosa produrre e soprattutto quando iniziare a farlo.

Ego, d’altronde equivale al verbo latino ago, ossia fare: so chi sono solo dopo aver preso coscienza delle mie opere!

E… Sapere tutto questo tranquillizza chi mi sta d’intorno perché è più facile prevedere come andrò ad agire e quali aree del contesto modificherò col mio operato.

Stiamo parlando del ruolo, sì, quella descrizione individuante che limita ed al tempo stesso dà potere autorevole a chi la assuma per portarla in dote. Sono uno scrittore, una Job & career coach, una Chief Happiness Officer… Ecco, le persone possono leggermi con curiosità, diminuendo nel contempo la propria ansia circa le mie mosse nei loro confronti. Hai capito bene: stiamo focalizzando sul ruolo, propriamente il rotolo dove erano scritte le parti da interpretare a cura dei rispettivi attori. Dall’analisi della parola si capisce che c’è un piano più grande dove tutti facciamo la nostra parte; c’è una trama che collega ognuno di noi al tessuto sociale mediante l’obiettivo che vogliamo dare al fare, decidendo la nostra professione con determinazione e lungimiranza.

Professione, ovvero dichiarazione pubblica del proprio destino lavorativo… Intendendo con “destino” ciò che sta in maniera stabile grazie alla manifestazione chiara della volontà.

Professione di fede in se stessi, in quello che abbiamo intuito essere parte del nostro inconscio che si protende verso ciò che lo chiama dal futuro, attraendolo per affinità e facilità di realizzazione.

Eh sì, perché la professione, una volta accettata e incarnata, ha il potere di catapultarci in avanti, modificando la percezione del tempo, in vista del risultato che si vede chiaramente prima di averlo fatto nostro. Chiamiamo pure questa attività con il suo nome più attuale, vale a dire nexting, ma l’anticipazione nel cuore, con sensazioni annesse, è dai tempi di Heidegger che è manifesta a chi voglia praticarla, per avere successo nella vita e nel lavoro.

Ancor prima avevano descritto questo fenomeno tanto Severino Boezio, quanto Sant’Agostino: entrambi avevano parlato della plenitudo vitae ottenibile grazie a quella distensio animi, propria di chi sia in grado di modificare lo scorrere del tempo, mediante il modellamento delle emozioni che scorrono lungo tutto il corpo fino al cuore. Ebbene, è proprio grazie a questo organo, sede della memoria per moltissime popolazioni antiche, che si può compiere il prodigio della cura heideggeriana, la cui potenza immaginativa è in grado di modificare la fisiologia facendoci ottenere quello che vogliamo grazie all’esercizio pieno della professione.

Vuoi un esempio pratico?

Pensa a quando in coda stai per perdere un aereo e non puoi fare niente per cambiare la situazione. Il tuo corpo produce neurotrasmettitori a tutto andare; paura e angoscia scendono sul tuo volto come rivoli freddi che ti impediscono di vedere chiaramente il dopo rispetto a quanto stai solo immaginando negativamente.

Diversamente, il professionista è in grado di ribaltare la situazione mente corpo, provando eccitazione motivazionale di fronte a quanto immagini come già fatto, al meglio delle sue capacità. Questa vision è in grado di mutare drammaticamente la sua fisiologia concedendogli la possibilità di lavorare con orari per altri massacranti, oltre a non fargli sentire il passare delle ore quando è intento a fare ciò che ha visto e sentito nel suo cuore pulsante.

Chissà perché le persone occupate a realizzare qualcosa vivono più a lungo e…
Si sente spesso dire “è andato in pensione e non ha resistito alla mancanza di un obiettivo”.

Il senso, ecco cosa cercano le persone!

Senso di marcia, direzione univoca in grado di risolvere l’immobile totipotenza del caos!
Decidere, sì, il professionista sa decidere grazie a chi sa di essere: gli altri, ci mettono più tempo perdendo spesso energie e possibilità di successo.

Attenzione: non bisogna scambiare la professionalità con l’eccessiva specializzazione: quella non sempre è portatrice di chiarezza, in quanto la concentrazione della visione che l’accompagna ha la tendenza a limitare il campo, facendo sembrare comunque difficile la decisione di vita in senso prospettico.

Che gli abitanti di Okinawa siano veramente i discendenti degli immortali o meno, conoscere il senso della propria esistenza è fondamentale per ogni persona che faccia del proprio vivere un motivo di felicità per la comunità che la accoglie. Capire il senso del proprio posto, senza ritagliarselo a forza, per poi incastrarvisi dentro, è fondamentale per vivere bene oltre che per ispirare le generazioni a venire a fare altrettanto.

La felicità è una cosa seria, sebbene non sia così semplice scoprirla per sé.
Esiste però un senso della felicità, cioè una sensibilità che ci fa accorgere di uno stato interiore specifico.

Benché sia deperibile più dei fiori recisi, la felicità non è mai effimera.
Il nostro compito è permetterle di svegliarci e poi tornare in quello stato più volte possibile.

L’entusiasmo della professione, la potenza della vision e della mission insieme possono aiutarci in questo compito vitale quanto fortemente in grado di cambiare il nostro passato in ragione di un futuro dove desiderio e volontà si danno man forte per manifestare il motivo di vita personale.

Qual è il tuo nome nel buio?

Come ti chiami da solo all’azione del fare per essere?
A chi sei utile veramente solo tu?

Non c’è destino luminoso per il professionista che non abbia in cima alla sua personale lista queste domande potenti. Perciò, se non vi hai ancora trovato risposta, ti consigliamo di investire tempo nel farlo. C’è in ballo la tua felicità ed efficacia!

Guida all’Ikigai: come trovare le soluzioni per la vita ed il lavoro?

Ed ecco una guida passo passo, che può esserti di aiuto per trovare in te le soluzioni.

Rifletti sul passato:

  • Quali sono i tuoi maggiori successi?
  • Quale caratteristica e/o competenza ti ha permesso di raggiungerli?
  • Come ti sentivi mentre lavoravi per raggiungerli?
  • Quali sensazioni hai provato ottenendoli?

Rifletti sul presente:

  • Quali attività ti donano entusiasmo?
  • Quali attività svolgi “quasi senza sforzo”?
  • Quali invece cerchi di procrastinare all’infinito?

Cerca uno sguardo esterno, vale a dire un feedback. Superato il disagio di “sentirsi giudicati”, grazie ad esso, si possono ottenere informazioni preziose per il proprio sviluppo personale e professionale.

Chiedi a chi ti sta intorno, nei vari ruoli che agisci nella vita, informazioni su di te: i tuoi punti di forza, il valore che aggiungi attraverso il tuo contributo, in cosa “fai la differenza”.

Coordina le informazioni e ripesca nella memoria la “teoria degli insiemi”.

Trova l’intersezione tra:

  • Ciò che ami fare, che fai con passione, quasi senza sforzo
  • Ciò in cui sei competente oltre la media, cioè il talento che gli altri riconoscono come il tuo “tocco magico”
  • Ciò per cui il mercato è disposto a pagare

Ecco il tuo “punto di massimo contributo”, o Ikigai.

Vuoi un esempio?

  • Ami guidare velocemente, lo sai fare in maniera professionale: il pilota professionista potrebbe essere il tuo lavoro di massimo impatto.
  • Ami condividere le tue competenze, sai parlare in pubblico e spiegare bene: il formatore potrebbe essere il tuo lavoro più significativo.

Tutti noi abbiamo risorse di tempo ed energia limitate, se riusciamo a focalizzarle in attività di “massimo impatto”, riusciremo ad avere maggiore soddisfazione ed efficacia.

Come un raggio di sole che, concentrato attraverso una lente, riesce ad incendiare la carta, così dobbiamo rispondere alle domande della vita focalizzandoci sugli obiettivi e i risultati misurabili che ci vogliono per renderle concrete.

Conclusioni in ottica IKIGAI per la ricerca del lavoro

A conclusione di questo dirompente excursus sull’Ikigai, possono esserti utili due messaggi potenti:

“Dobbiamo essere disposti a lasciar andare la vita che abbiamo pianificato, in modo da vivere la vita che ci sta aspettando.
(Joseph Campbell)

“Sei libero di fare tutto quello che vuoi. Devi solo accettarne le conseguenze.”
(Sheldon Kopp)

Eh sì, perché abbiamo parlato di felicità, di Ikigai, di cambiamento senza dimenticare che cercare il lavoro della vita non è mai né facile né indolore.

Ad esempio, per una figura senior scegliere di voler seguire la propria passione, missione, vocazione e trasformarla in una professione; molto spesso significa doversi rimettere in gioco, riqualificarsi in un altro settore; mettere in conto gioie ma anche dolori, sacrifici, rinunce, tanta tanta pazienza e costanza e… Certamente dover imparare a gestire emotivamente porte in faccia e pregiudizi.

Non dimentichiamoci, infatti, che il mercato del lavoro nel nostro paese non è mai molto accogliente verso chi fa questo tipo di scelta e che la costruzione di un cambiamento potrebbe durare anche anni.

…Anni in cui si dovrà anche prevedere di svolgere più attività contemporaneamente:

  • una per mantenere il proprio tenore di vita
  • l’altra semigratuita per creare il nuovo scenario lavorativo

Tutto ciò comporta la rinuncia a parte del proprio tempo libero e l’investimento a livello formativo e di equipaggiamento.

Diversamente, scegliere di partire dalle proprie competenze e ripercorrere pari pari la strada fatta fino a quel momento può sembrare più semplice, o meglio più comodo, ma in realtà spesso significa anche dover continuare a fare qualcosa che detestiamo, che non ci gratifica più, o magari che è stato il motivo di malessere nelle nostre vite professionali precedenti, oppure che al mercato del Lavoro non interessa più o che prevede un’orda di competitors junior più o meno agguerriti e pronti a farci fuori, nonostante la seniority.

Per tali motivi, la strada spesso consigliata è quella di cercare un punto di incontro, tra i cerchi principali del proprio Ikigai: quello che sappiamo fare, quello che ci piace fare, il nostro perché e quello che vorremmo fare per gli altri.

Il tutto creando un’armonia anche con le richieste del Mercato del Lavoro.

Anche in questo caso, però, non si può certo dire che sarà né facile né indolore. Spesso servono, per esempio, creatività e apertura mentale per amalgamare il tutto e renderlo appetibile.

Qualunque sia la scelta che facciamo, è opportuno ricordarsi sempre che dobbiamo essere disposti ad acquisire nuove skills più in linea con le richieste del Mercato del lavoro e difficilmente lo si può fare senza essere accompagnati.

Inoltre, è necessario imparare a combattere contro il vero nemico, sia dell’Ikigai sia della ricerca lavoro, ovvero quel paradigma che diabolicamente fa credere che, per trovare lavoro, non si debba perdere tempo a fare “altro” come ad esempio dedicarsi all’orientamento e alla creazione di un network!

Vi suggeriamo inoltre di astenervi da inviare Cv h24; rispondere a tutte le offerte di lavoro; proporsi per qualsiasi lavoro; accettare qualsiasi cosa purché remunerata… senza prima aver fatto mente locale sul vostro Ikigai.

Alla base dell’Ikigai c’è la filosofia ZEN – ed espressamente quella KAIZEN – del miglioramento a calci gentili, quanto reiterati al momento opportuno, nel proprio fondoschiena. Non esiste cambiamento indolore perché il dolore è tutt’uno col sapere e la conoscenza di sé a livello neurologico: impariamo facendoci male e agiamo per stare meglio. Una volta capito ciò, l’importante è la direzione e la percezione del contesto al fine di soffrire solo in funzione di ciò che conti veramente ottenere e sapere per vivere felici.

Il contesto, ovvero l’ambiente di vita e di lavoro che comprende le persone con cui interagiamo, è quanto mai mutevole e incerto… Per questo vale ripetersi il motto preferito della Vanbremeersch:

“Caminando se ven las cosas”… Solo agendo, andando avanti si può scorgere nella fitta nebbia del futuro la roccia successiva su cui poggiare il piede.

 

Articolo a cura di Rovena Bronzi, Simona Bargiacchi e Dario Ramerini

Profilo Autore

Job coach umanista e consulente di orientamento professionale, con una laurea in psicologia del lavoro e un titolo di assistente del personale acquisito alla Lugano Business School. Si occupa di accompagnare, formare e guidare nella ricerca attiva di un nuovo lavoro, nell’orientamento e cambiamento professionale, nella ricerca di una propria autorealizzazione (work life balance) in quelle che sono le 3 sfere più importanti del coaching umanistico: il rapporto con noi stessi, il rapporto con gli altri e il rapporto con il fare.

Profilo Autore

Responsabile della comunicazione interna & rapporti con le Università per una multinazionale del settore chimico. Dopo una laurea in ingegneria, ha seguito percorsi di studio per acquisire le competenze gestionali, comunicative e relazionali necessarie per un’evoluzione di carriera nell’area risorse umane. Oggi si occupa principalmente di comunicazione interna, employer branding, relazioni con Università e benessere delle persone (da poco certificata Chief Happiness Officer).

Profilo Autore

Lo Stilista delle parole, specializzato in comunicazione ed espressamente in persuasione etica per la negoziazione. Autore del libro “Il Perfetto recupera crediti” recensito con intervista da RTL 102.5 e Money.it, si occupa di formazione per la vendita, di creazione di testi attrattivi e di progettazione di loghi profondamente espressivi circa la visione ed i valori del brand. È anche coautore de “Il Cerimoniale della vendita”, “L’Emergenza della vendita” e “Creativita”. Quest’ultimo testo descrive il viaggio avventuroso alla scoperta del talento, attraverso la conoscenza di se stessi in sette specialissime tappe significative.

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