Il CV è morto! Lunga vita al CV!
Niente paura, nessuno si farà male usando il suo vecchio Curriculum, ma bisogna prendere atto della sua inefficacia.
Il Curriculum è importante e con l’articolo di oggi vogliamo assicurare la sua continuità e anche il progresso!
La nostra intenzione è farlo rinascere in una nuova forma, proprio perché la vecchia, a nostro avviso, ha perso la sua forza e utilità.
È morto quel CV concepito come:
- un impersonale elenco di esperienze professionali e formative
- il punto di partenza per una ricerca di lavoro passiva
- un documento che non comunica la realtà del candidato
- una sintesi del solo passato del candidato, omettendo di fatto presente e futuro.
Lunga vita a quel CV concepito come:
- uno strumento che insieme alla lettera motivazionale ha lo scopo di raccontarci e raccontare chi siamo, cosa facciamo, il nostro perché più intrinseco, quale valore aggiunto e quali risultati possiamo portare all’azienda per la quale ci stiamo candidando, oltre che i nostri obiettivi per il futuro
- un punto di arrivo per una prima parte di una ricerca di lavoro che inizia dall’autoconsapevolezza e dal “conosci te stesso”, da un’analisi mirata del mercato del lavoro e del contesto di riferimento, oltre che dall’allenamento delle nostre più potenti potenzialità
- uno strumento di supporto (è indiscutibile il fatto che il CV viene ancora richiesto dalle aziende poiché fortemente legato soprattutto alla burocrazia negli iter di selezione e, oseremmo dire, a una mentalità retrograda che pone il focus sulle esperienze pregresse più che su quello che siamo oggi) a un tipo di comunicazione a 360° che parte in primis dal creare relazioni, dal fare networking e dal definire il proprio personal brand efficace
- uno strumento di autoconsapevolezza che, dal momento in cui iniziamo a prepararne la stesura, comincia a farci da specchio e a permetterci di materializzare davanti ai nostri occhi passato, presente e futuro.
Ma vediamo ora più da vicino il Curriculum Vivo!
Prima di entrare nel dettaglio e cercare di rispondere ai più importanti quesiti relativi alla sua stesura, prendiamo 3 post it, attacchiamoli davanti a noi e scriviamoci “le 3 macro-domande potenti del CV” da tenere sempre assolutamente presenti:
E’ davvero buono quello che ho raccontato di me?
Non so cosa scrivere! Nessun problema: inizia a scrivere tutto quello che riguarda la tua storia professionale, formativa, extra professionale che serva a raccontarti e a darti valore, a dare un’immagine “buona” di te stesso, a catturare l’interesse e la curiosità di chi ti legge.
Non badare alla lunghezza, per quella rimanda alla terza e ultima domanda potente.
E’ davvero utile quello che ho raccontato di me?
A questo punto concentrati sull’obiettivo che vuoi raggiungere, sull’offerta di lavoro per cui ti stai candidando, al job title che hai indicato nel tuo CV.
E comincia a cancellare tutto quello che non è utile a quello specifico obiettivo, che appesantisce, che annoia o che può portare chi ti legge a pensare che hai buttato lì una serie di informazioni ma senza avere in mente cosa vuoi fare nella vita, cosa stai cercando (“less is more”, “quello che non aggiunge, toglie” – pensa sempre a questi importanti proverbi mentre lo scrivi).
Ritieni che sia tutto utile e importante? Allora prepara diversi CV in funzione di obiettivi, job title e offerte di candidatura differenti.
Corrisponde al vero quello che ho scritto di me?
Una volta scritto, è fondamentale rileggerlo più volte con attenzione e magari chiedere a qualcuno di fiducia che lo rilegga un’altra volta per evitare che ci siano dati: 1) errati, frutto di superficialità, svogliatezza o non curanza; 2) volutamente riportati in modo fuorviante, così da portare a fraintendimenti o a differenti interpretazioni; 3) falsi, magari solo per ottenere di essere chiamati dal recruiter!!!!
E ora andiamo ancora di più nel dettaglio per una stesura semplice, ma professionale e organizzata.
- FOTO SI/ FOTO NO?
- FORMATO STANDARD/ FORMATO PERSONALIZZATO?
- A COLORI/ IN BIANCO E NERO?
- LUNGO/CORTO?
- IN ITALIANO/ IN INGLESE?
Non sono 5 dilemmi, bensì opzioni da scegliere secondo obiettivi precisi!
FOTO:
- Se la metto avrò più possibilità che il selezionatore, rivedendo il CV dopo mesi dal colloquio, si ricordi di me e dell’impressione che ho fatto. L’importante è mettere una foto adeguata al contesto in cui andrà il mio CV (ad esempio: foto all’aria aperta se invio il curriculum a società con a cuore la sostenibilità)
- Se non la metto forse il selezionatore concentrerà la sua attenzione su ciò che ho scritto nel CV e sarà più bassa la possibilità che mi associ ad uno stereotipo
FORMATO:
- Uscire dagli schemi classici permette di differenziarsi, farsi ricordare, “andare fuori dal coro”. Ma quanto osare? Dipende dal destinatario. Se è una casa di moda alternativa, o un’azienda particolarmente attenta alla creatività potremmo spingerci un po’ oltre l’ordinario
- Se invece fosse un’azienda attenta alla forma e alla gerarchia forse sarebbe meglio restare sul “classico” per andare a segno.
Detto ciò, come fare a capire lo “stile” dell’azienda per scegliere il formato più adatto?
Le pagine social dell’azienda e delle figure chiave possono essere un valido aiuto in questa ricerca… A meno che tu non conosca qualcuno di attendibile in azienda che possa darti indicazioni sullo stile prevalente e sulle abitudini comportamentali condivise da dipendenti e direzione.
COLORI:
- Usare un colore di sfondo per formattare dividendo in “aree tematiche” potrebbe generare un impatto visivo efficace per concentrare l’attenzione su un particolare aspetto affine alla società che interessa. Inoltre, i colori sono archetipi e comunicano, in silenzio, tratti della nostra personalità.
- Diversamente abbondare con diversi colori può generare, invece, un effetto “caos”, specialmente poco indicato per società rigorose o per mansioni scientifico-tecnico/contabili.
LUNGHEZZA
- Vale il principio dell’efficacia: ciò che non aggiunge valore, lo toglie perché “diluisce” il resto delle informazioni. La comunicazione efficace è una soft skill sempre più apprezzata dalle aziende e un CV compilato in quest’ottica è un modo per dimostrare di possedere tale capacità mettendola in pratica
- Diversamente parlare in modo più diffuso di sé, può essere un ottimo modo per accendere interesse in più aree, specialmente quando il focus del selezionatore riguarda le soft skills.
CV IN ITALIANO O INGLESE?
- Se la società di tuo interesse è multinazionale o se il requisito della conoscenza della lingua inglese è dichiarato come fondamentale, per la posizione per la quale ti candidi, il consiglio è: PRESENTA LA DOPPIA VERSIONE DEL TUO CV!
- Diversamente, ha poco senso inviare il CV in inglese ad un selezionatore italiano di un’azienda italiana.
NB: Se l’inglese è un requisito fondamentale per la posizione o hai indicato un inglese livello B1/B2 aspettati che una parte del colloquio venga svolta in lingua inglese, per confermare la tua fluency. Perciò ti consigliamo di prepararti un pitch, e comunque fare pratica, per descrivere in inglese parlato ciò che riporti nel CV.
Il CV vivo è quello nell’ottica del project management.
L’obiettivo è farsi chiamare al colloquio scegliendo con cura, caso per caso, la soluzione più efficace, analizzando bene il destinatario!
Dopo il tempo dell’e-mail marketing massivo, stiamo vivendo una comunicazione sempre più curata e personale.
Il Curriculum redivivo dev’essere, a nostro avviso, ad personam e fortemente contestuale.
Sì, stiamo dicendo di mettercela tutta e riscrivere, a volte anche ridisegnare il tuo nuovo CV tutte le volte che lo invierai!
Le aziende, molto probabilmente, se ne accorgeranno e sentiranno fin da subito il tuo impegno e la voglia di fare!
L’inglese ha un aggettivo che può rendere appieno questo significato del nuovo CV!
REVAMPED.
Con questo termine non c’entrano le vamp, quanto piuttosto le suole delle scarpe!
L’intenzione è risuolare il CV; sostituire la parte più importante che è a contatto col contesto, ovvero il terreno di lavoro su cui si svolgerà tutto.
Una suola di cuoio va benissimo per ballare il tango, ma non per fare trekking, giusto?
Allo stesso modo, un battistrada della scarpa carenato può far slogare la caviglia a più di un ballerino effettuando una piroetta. La stessa cosa vale per la gomma che fa sudare il piede d’estate anche se è così utile nei mesi piovosi.
Quindi, è morto il CV statico e rivolto al passato.
È rinato quello contestuale e adattivo, con tanto di occhi puntati verso il futuro.
Un curriculum ferrato in materia, cioè con gli zoccoli adatti per fare strada!
Un curriculum attrattivo perché caricato positivamente col desiderio del selezionatore.
E facciamo anche un esempio:
Se un biologo cercasse lavoro da magazziniere, qualunque selezionatore potrebbe sospettare una sua veloce dipartita in caso l’occupazione dei sogni diventasse disponibile per il candidato.
Diversamente, specificando che ha intenzione di mettere a frutto gli studi sull’entropia per cercare, lavorando, un nuovo modo di trovare le cose, beh, quantomeno il selezionatore sarà incuriosito e potrà dargli un ascolto dedicato quando lo chiamerà al colloquio.
Bibliografia
Bandler Richard – Usare il cervello per cambiare – Astrolabio.
Bernays Edward – Propaganda – Piano B.
Pensieri lenti e veloci – Daniel Kahneman – Mondadori.
Articolo a cura di Rovena Bronzi, Simona Bargiacchi, Dario Ramerini