Insurtech ed Assicurazioni: L’avversione al rischio non porta mai alla scelta migliore
E’ bastata la pubblicazione il 18 Agosto di un Report di GlobalData che annunciava come gli investimenti nell’Insurtech nel 2021 fossero calati del 79,8% con relativa diminuzione di posti di lavoro a decretare, secondo alcuni, il definitivo De Profundis sulla applicazione della tecnologia al settore delle assicurazioni.
Per alcuni osservatori ed attori dell’Insurance è risultato facile, ma altrettanto molto superficiale, affermare che avere investito ( ingenti ) risorse finanziarie sull’innovazione tecnologica sia stato un grossolano errore di distrazione, con rischi sulla stabilità finanziaria delle società e , cosa ancor peggiore, secondo il mio punto di osservazione e valutazione le ulteriori affermazioni su un recente sondaggio, sempre di GlobalData, tra manager ( non citati come fonte ) assicurativi dove per un 20% la blockchain applicata al settore insurance è semplicemente un fenomeno gonfiato da media e analisti.
I dubbi sulla reale applicabilità industriale di questa tecnologia sono aumentati a seguito della chiusura di B3I Service, società nata per studiare e sviluppare soluzioni basate su blockchain per il settore assicurativo. Secondo un’indagine sui trend delle tecnologie emergenti del secondo trimestre del 2022 effettuata da Global Data, la blockchain viene ritenuta priva di casi d’uso reali da parte dei dirigenti assicurativi.
Un ulteriore 20,7% degli intervistati ha risposto “non lo so” quando gli è stato chiesto della reale applicazione della blockchain al settore. Segno che esiste un livello significativo di incomprensione riguardo alla tecnologia. Bene, affermare che solo per questo anche la blockchain possa considerarsi inutile o quantomeno deleteria per il business assicurativo è l’ulteriore dimostrazione della enorme superficialità con cui si sta trattando questo argomento con tutti i rischi che questo comporta a livello di informazione.
Associare la blockchain in assicurazione alle Criptovalute, leggasi Bitcoin, è ancora l’errore che molti fanno che con la caduta del settore delle monete elettroniche e le inchieste recenti su truffe in tale ambito hanno creato una completa confusione nel settore.
Perché quindi questa avversione e resistenza nel mondo assicurativo a questo cambiamento? Perché vengono rilevate, parlando di Startup Insurtech assicurative solo le negatività e non vengono mai evidenziate le positività?
A Marzo 2022, nella mia newsletter ero intervenuto proprio sul tema, anticipandone probabilmente le problematiche, https://www.linkedin.com/pulse/il-mercato-chiede-risultati-cosa-sta-succedendo-alle-marco-contini/ affermando che :
“” Il mercato sembra adesso giudicare in maniera diversa le medesime società che in fase di Ipo aveva premiato con rialzi a due cifre (Lemonade che oggi vale circa 18 dollari, per fare un esempio è arrivata ad un massimo di 145 dollari il 1 Gennaio 2021 per una capitalizzazione di 14 miliardi di dollari) e che oggi punisce a fronte di quegli stessi risultati ” negativi” che prima premiava come asset prezioso.
Può essere cambiato l’atteggiamento verso queste società insurtech? È crollata la fiducia nelle stesse non ritenendole capaci di generare dei risultati positivi in materia assicurativa? È una sfiducia sul modello di business o forse è un messaggio degli investitori verso queste società che denota i ritardi a realizzare utili su quegli investimenti su cui le stesse avevano promesso elevati ritorni in utili e dividendi?
Certo è che prima o poi il mercato chiede risultati e tradirne la fiducia porta a queste situazioni.
Ciò che non deve accadere però è generalizzare e, soprattutto in materia assicurativa, di per sé molto tradizionale e tesa al mantenimento dello status quo e non sempre pronta al cambiamento, affermare che gli attuali risultati dei principali player, molto negativi se valutati sul crollo delle quotazioni debbano condizionare le prossime Ipo in Borsa o le prossime società che si sono presentate o si presenteranno sui nostri mercati, anche In Italia. Oppure nemmeno non pensare che le stesse società possano, modificando le loro prestazioni, poter recuperare i livelli di capitalizzazione del passato.
Vero che il passato deve essere preso sempre come esempio per i nuovi attori per evitare errori, se ve ne sono, che possano danneggiare il loro business così come appare evidente che nel business assicurativo la tecnologia e l’innovazione va calata in maniera graduale e intelligente.
Come avevamo già scritto in assicurazione non si potranno mai automatizzare tutti i processi e rendere la gestione di una Compagnia assicurativa totalmente scevra dall’intervento umano, specie sulla distribuzione di alcuni prodotti e sulla consulenza tesa alla loro vendita anche se, dall’altro lato, non si potrà prescindere da un radicale cambio di mentalità che possa modernizzare un settore ancorato ad un passato apparentemente sicuro ma ormai vecchio e inefficiente. “”
Ad inizio anno la IIA Italian Insurtech Association ha pubblicato le 10 previsioni per lo sviluppo dell’insurtech in Italia nel 2022
Ovviamente la attuale congiuntura geopolitica, l’aumento del costo della energia, l’inflazione e la possibile, quanto mai certa recessione di tutti i mercati internazionali legati poi all’aumento dei tassi di interesse andrà ad influenzare necessariamente, anche in questo 2022 gli investimenti in quantità e soprattutto qualità, ma quello che è certo che il fenomeno della tecnologizzazione dei processi assicurativi e la loro trasformazione non muterà, potrà rallentare ma non fermarsi.
L’insurtech è infatti un fenomeno molto più rilevante di quanto normalmente evidenziato e non riconducibile esclusivamente ai progetti delle startup. È da tempo che le compagnie analizzano il fenomeno dell’insurtech e, solamente nel 2021, hanno investito in tecnologia oltre 150 milioni di euro in progetti di Innovazione e Ricerca e Sviluppo, a fronte dei circa 12 milioni di euro raccolti dalle startup del settore. Questo dato italiano, correlato con la notizia del calo degli investimenti globalizzato a livello internazionale, deve far pensare e riflettere.
Il percorso di evoluzione avviato , quindi, non si è arrestato per nulla e continuerà a valorizzare le soluzioni insurtech ma rimane , come già detto, ribadire le caratteristiche uniche del settore assicurativo, e cioè il soddisfacimento di servizi di bisogni primari in presenza di limitate occasioni di contatto con la clientela e che si verificano in contesti del tutto particolari, con complessità nella costruzione delle offerte (dovute a selezione avversa e azzardo morale) in un contesto di mercato di domanda (Auto) e offerta (Protezione, Risparmio) e elevatissima regolamentazione
Sono proprio queste caratteristiche del settore assicurativo che mettono gli operatori assicurativi insurtech in maggiore difficoltà, quando decidono di porsi come operatori assicurativi del tutto completi. Quindi non solo tecnologia ma competenze tecniche e capacità manageriali nel giusto mix.
L’innovazione tecnologica, infatti, senza le giuste expertise assicurative (come ribadito più volte da qui i cattivi andamenti di Lemonade e Metromail) non basta a garantire modelli adeguati e tecnicamente sostenibili e il valore di mercato di questi operatori, a maggiore ragione del delicato contesto economico, ne ha risentito con riduzioni, in alcuni casi, del 95% rispetto alle valutazioni originarie. E nel contempo sono cambiate le metriche temporali di attesa dei risultati e degli utili: oggi gli investitori non è vero che non investono più nell’insurtech è che spingono le società ad accelerare il risultato.
È quindi di primaria importanza che le compagnie tradizionali abbiano un ruolo di guida dei percorsi di innovazione, continuando a guardare al mondo dell’insurtech come un valido partner in grado di offrire un profondo e veloce accesso alle nuove tecnologie per creare, anche, nuovi prodotti e servizi, mettendo assieme il pragmatismo, la competenza e la conoscenza richieste dalle peculiari caratteristiche del settore con la creatività, le idee e l’innovazione portata dalle nuove tecnologie.
Per questo direi che demonizzare l’insurtech, la blockchain, la tecnologia in genere ritenendola cannibale nei confronti del business tradizionale è uno dei peggiori errori che, chi la pensa così, può fare. L’avversione al rischio non porta mai e poi mai, alla scelta migliore.
Il primo passo concreto verso il cambiamento si realizza nell’istante in cui si capisce che un cambiamento è necessario. Solo da questa convinzione potrà, poi, avviarsi il processo di innovazione, miglioramento e sviluppo volto a superare gli errori del passato e ad instaurare nuove pratiche e abitudini e a ridurre quei limiti cognitivi che, tanto spesso, sviano i nostri giudizi e influenzano negativamente le nostre decisioni. E questo vale sia a livello personale che organizzativo, sia sul piano individuale che su quello collettivo.
Ma una volta compiuto il primo passo, il cammino verso l’effettivo cambiamento sarà solo all’inizio. Il passo successivo, necessario e complicato quanto il primo, riguarda la disponibilità concreta a cambiare.
Non basta, infatti, sapere e capire che vi è qualcosa che non va nei nostri modi di fare e di valutare o nei nostri processi decisionali all’interno e nelle nostre organizzazioni; ciò è necessario ma non sufficiente; occorre, infatti, anche predisporsi fattivamente a cambiare le cose. Bisogna agire.
Mettersi in gioco in questo senso può essere molto complicato, perché, innanzitutto, significa ammettere di aver sbagliato nel passato. E ammettere i nostri errori a noi stessi e agli altri non è mai semplice.
L’ostacolo principale, in questa fase, deriva da un misto di avversione al rischio, di amore e fidelizzazione per lo status quo e il prediligere per ciò che produce risultati certi rispetto a ciò che ci pone di fronte all’incerto.
L’amore per lo status quo può essere una trappola. Trappola dove molti sono impigliati e non ne vogliono o possono uscire.
E, concludendo, per tutti coloro che nell’Insurance sono ancora scettici sulla tecnologia, sull’insurtech e sulla capacità di innovazione consiglio di leggere il libro scritto da un certo Marc Randolph, quando il 29 Agosto 1997 a fronte della presentazione di una idea a degli investitori gli fu detto “Non funzionerà mai! Scordatelo”
Quel giorno nacque Netflix
Articolo a cura di Marco Contini
Expert in Reorganization and Corporate Restructuring Expert in Underwriting, Claims, Marketing Distribution, Insurtech , Business Advisor, Blockchain
Milan Area, Italy
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