Intelligenza evolutiva: lo sguardo verso il futuro
In questo periodo complesso e dominato dall’incertezza, in cui siamo continuamente obbligati a cancellare programmi, cambiare i paradigmi di riferimento, trovare soluzioni alternative che hanno certamente un impatto anche in termini socio-economici, trovo sempre più attuale ed essenziale allenare la propria flessibilità e la capacità di orientamento.
Come diceva il filosofo Epitteto, noto esponente della filosofia stoica, alla base della resilienza c’è la capacità di distinguere tra cosa dipende da noi (la nostra sfera di influenza) ed è sotto il nostro controllo e cosa no. Per essere efficaci, funzionali e vivere con soddisfazione dovremmo occuparci della prima area, accettando di non poter incidere sulla seconda.
A tal proposito, ciascuno di noi dovrebbe rafforzare e praticare concretamente concetti quale autonomia e responsabilità:
– autonomia di pensiero, intesa come libertà dai condizionamenti e filtro potente contro le manipolazioni, proattività e spirito di iniziativa che non attende passivamente ma si interroga su quello che può già “attivare” per trovare le soluzioni a vantaggio del lavoro collettivo.
A volte ci autogiustifichiamo addossando e scaricando “colpe” e inadempienze all’esterno, lamentandoci verbalmente e finendo, spesso inconsapevolmente, per arrestare l’intero processo, bloccando il lavoro anche delle altre persone coinvolte. Un intoppo nel sistema o un ostacolo presunto diventa così uno scoglio insormontabile che funge da ombrello riparatore della nostra impossibilità a procedere.
– La responsabilità ci impone al contrario di rimboccarci le maniche, tenendo un diario quotidiano del nostro “allenamento personale” e della nostra abilità di far fronte agli eventi indirizzandoli verso i nostri obiettivi, senza addossare ad altri eventuali battute d’arresto o insuccessi.
Alcune domande da porsi per questa auto-verifica possono essere le seguenti: quali nuove conoscenze ho sperimentato oggi? Quanto tempo ho dedicato alla mia formazione personale? Quali ulteriori competenze potrebbero essermi utili? Quale valore ho portato ai miei colleghi, al mio team di riferimento? Quanto tempo ho dedicato ad essere un motore positivo di sviluppo? Quanto mi sono lasciato coinvolgere in critiche inutili o peggio in visioni pessimistiche sul futuro? E se la risposta è affermativa, che utilità ne ho ricavato?
Sapersi porre le giuste domande è più importante del trovare subito le risposte perché la domanda “aperta” tipica dei coach fa riflettere e approfondire consapevolmente.
Un altro strumento che uso frequentemente nella mia attività di formazione è la Matrice del cambiamento, che prevede 4 semplici ma efficaci quadranti:
- qualcosa di nuovo;
- qualcosa da eliminare;
- qualcosa da potenziare;
- qualcosa da ridurre o diminuire.
Questo esercizio ci consente velocemente di verificare lo stato di avanzamento, sia personale sia delle organizzazioni in cui operiamo.
Collegandosi all’autonomia e responsabilità diventa quasi naturale parlare di smart working come modo agile e flessibile di lavorare, superando le resistenze al cambiamento che spesso si registrano sul tema. Non è la quantità ma la qualità della nostra concentrazione e impegno che consente di ottenere risultati positivi, contribuendo all’evoluzione del sistema; oltre alle competenze tecniche è importante coltivare l’attitudine all’innovazione con uno sguardo curioso e leggero sulla complessità del mondo che ci circonda.
Non a caso, l’ultimo rapporto del World Economic Forum del 2020 sui lavori del futuro ha rivisto le 10 competenze necessarie per gestire al meglio la 4^ rivoluzione industriale, mettendo al 3^ posto la creatività, contro la 10^ posizione occupata nel rapporto del 2015!
Sempre più aziende si stanno orientando verso forme organizzative innovative, più flessibili rispetto al passato, che si fondano sulla fiducia, sull’autonomia e sulla responsabilità dei dipendenti che si vedono destinatari di ampia delega riguardo al rapporto tempo/risultati richiesti. C’è anche meno gerarchia verticale e più collaborazione trasversale tra ruoli e funzioni, in un’ottica costruttiva di scambio sinergico e sistemico.
Nel visionario libro Business Model Generation, frutto di una co-creazione internazionale che ha raccolto molti case history e prassi aziendali, gli autori Osterwalder e Pigneur descrivono il cambio di paragdigma necessario per passare dal decision management al design management, ovvero da una gestione rigida e attaccata al particolare a una gestione “fluida” che consente al nuovo di emergere, concedendo tempo e spazio alla creatività per disegnare nuove e molteplici opzioni e possibili scenari di futuro.
Diventa quindi fondamentale riuscire a sorvolare in una prima fase i dettagli per aprirsi all’incertezza che precede la scelta tra i molti modelli e disegni possibili, con una mente aperta che sa automonitorarsi per rivedere e abbandonare le vecchie abitudini e i processi non più attuali, così accogliendo e plasmando il nuovo che emerge.
Per allenarsi a questa attitudine, un esercizio utile è quello di esplorare le idee più assurde e disparate – come si fa nel brainstorming – per assumere punti di vista diversi e insoliti che consentono di scorgere visuali prospettiche più ampie che meglio abbracciano la complessità e l’imprevedibilità del sistema.
Forse i tempi sono maturi per avere il coraggio di superare i vecchi schemi e farci guidare dagli inventori e dai creativi ribelli, autonomi e responsabili per definizione, spesso i veri anticipatori del futuro.
Articolo a cura di Raffaella Iaselli
Business, executive e personal coach PCC, Professional Certified Coach, Membro Comitato Etica ICF Italia Chapter italiano della Federazione Internazionale Coaching.
Trainer per aziende, manager e team sullo sviluppo delle competenze trasversali: leadership, comunicazione efficace e gestione emozioni, sviluppo dei talenti e motivazione per mantenere un alto livello di energia e benessere. Certificata EQ Assessor Six Seconds e nella metodologia CoachingbyValues che utilizza spesso anche nei change management delle fusioni aziendali e nei passaggi generazionali per dare senso di scopo e congruenza ai sistemi.
Direttrice della Fondazione Olly Onlus, attiva nel supportare i disagi giovanili con sede in Biella favorendo sinergia e rispetto dei ruoli tra docenti e genitori a favore della crescita costruttiva delle nuove generazioni.