La Manipolazione nelle Relazioni Professionali

Siamo tutti manipolatori

Manipolare significa utilizzare per i propri scopi.

Per soddisfare i nostri desideri, necessità, aspirazioni, usiamo gli altri. Se lo facciamo in modo onesto e trasparente è collaborazione, se lo facciamo in modo disonesto e torbido è manipolazione.

Collaborazione e manipolazione hanno caratteristiche in comune. Abbiamo tutti bisogno di collaborazione come, in taluni casi, tutti diventiamo Manipolatori oppure Manipolati.

Coloro che manipolano in modo premeditato e consapevole sono una piccola minoranza, ma relazioni asimmetriche, dove una parte si avvantaggia sull’altra sono la norma.

Relazioni professionali asimmetriche, dove una parte manipola l’altra a proprio vantaggio, sono diffuse in ogni organizzazione, ed è questo il tema che trattiamo nei prossimi paragrafi.

Collaborare è essenziale, manipolare è costoso

Guru e studiosi della negoziazione suggeriscono di gestire le relazioni in modo aperto, di chiarire gli interessi delle parti, di giocare a carte scoperte.

La manipolazione si basa su una logica opposta, dove ogni le informazioni vengono costruite per pilotare gli altri.

La manipolazione sembra più semplice ed efficace, dunque perché scegliere la tortuosa via della negoziazione?

La risposta sta nella prospettiva. La manipolazione porta costose conseguenze per Manipolato e Manipolatore, costretti a ripetere (coazione) i comportamenti che mantengono il legame.

La coazione va a discapito della libertà d’azione, della progettualità e dell’evoluzione.

Nel tempo emerge la consapevolezza degli obiettivi mancati, che porta a recriminare sul tempo speso male, e l’idillio si trasforma in inferno.

Nelle relazioni manipolatorie le parti impiegano le energie per rinforzare il legame oppure per uscirne, comunque investendo sul piano della fantasia, dove concretezza e doveri reciproci sono banditi.

Il Manipolato deve accettare un rapporto asimmetrico, svantaggioso, mentre il Manipolatore si adopera per tenere vivo il morboso legame.

La manipolazione paralizza in quanto trasferisce gli investimenti sul piano fantasmatico, epurando la progettazione da ogni concretezza.

Le parti sono impegnate alternativamente nel salvare il legame oppure in disperati tentativi per uscirne.

Il lavoro psicologico finalizzato alla manipolazione comprende richieste di sicurezza, manovre seduttive, recriminazioni, spinte distruttive.

Manipolato e Manipolatore investono energie spropositate per manutenere un rapporto sterile, ciò che nel tempo risulta costoso o addirittura insostenibile.

Dove ci agganciamo

Come può nascere e consolidarsi una relazione tanto sterile e tanto costosa?

Dobbiamo presupporre legami profondi, in dimensioni dove la ragione si annulla, ovvero nell’inconscio o addirittura nel genoma.

La radice biologica: la necessità di controllare

Chi occupa il vertice della piramide, il Capobranco, deve fare i conti con la prospettiva di essere spodestato, con l’angoscia di perdere lo Status.

Conquistare una posizione dominante, per un mammifero, significa aumentare le prospettive di sopravvivenza e di allevamento di una progenie.

Perdere il potere significa rischiare la trasmissione del DNA, che è lo scopo primario della vita biologica.

L’incontro di un Capobranco con potenziali concorrenti prevede, anche nel contesto più civilizzato, manovre manipolatorie per lo più inconsce. Lo scopo è testare quanto l’intruso sia pericoloso e quanto sia disponibile ad accettare la Gerarchia.

Su questo i poeti hanno inscenato infinite tragedie, da Eschilo a Shakespeare.

Il Capobranco che percepisce una minaccia attiva un’aperta opposizione oppure manovre difensive mascherate: ritardi agli appuntamenti, comportamenti svalutatori, minacce velate. Modalità manipolatorie dominanti.

Chi vuole essere incluso deve dimostrarsi umile remissivo nel pensiero, nella postura, nel tono della voce, persino nello stile. Modalità manipolatorie di subordinazione.

Di fronte a comportamenti da subordinato i dominanti abbassano la guardia e lasciano che l’intruso prenda posto nella squadra.

La disponibilità ad accettare la manipolazione, per quanto velata e politicamente corretta, è il primo passo verso una relaziona asimmetrica, prospetticamente costosa e improduttiva.

Le radici psichiche: manipolare per usare

Una persona si dimostra matura quando accetta l’idea che, per ottenere un risultato, dovrà impegnarsi.

L’età anagrafica non sempre corrisponde con la crescita psichica. L’adulto cui è stato permesso di coltivare un Sé capriccioso e seduttivo mira ad ottenere collaborazione manipolando la relazione.

Sedurre significa condurre verso il Sé, ovvero legare.

Il legame nutre bisogni psichici primitivi tramite esigenze totalizzanti, cui non è possibile sottrarsi.

Il Manipolato si fa aggiogare con sollievo; gratificato per la scelta del Manipolatore, può portare per anni una croce che non gli compete.

Le modalità

L’obiettivo principale della manipolazione è il controllo. Il Controllato diventa uno strumento, un bersaglio per comandi irrazionali e capricciosi.

A tal fine il Manipolatore individua le chiavi del Manipolato, i punti deboli, antiche ferite mai rimarginate.

Il Manipolato si illude, cerca nel Manipolatore la Medicina, e trova finalmente una cura molto costosa, fonte di infiniti guai.

L’aspettativa di felicità è quella fantasia che il Manipolatore coltiva con arte: solo il Tempo dimostrerà che il castello dei sogni non sarà mai abitato.

Soggetti insicuri, anime ferite, si legano in relazioni seduttive e manipolatorie, rituali ed asimmetriche, sterili e mortifere.

Omero è il primo a classificare le forme della manipolazione.

Circe, Penelope e Calipso, sofferenti archetipi della seduzione, trattengono le loro vittime su isole, prigioni dell’anima[1], capolinea di ogni percorso.

La seduzione del potere è forse più riconoscibile, più esplicita, ma altrettanto crudele e iniqua.

Cassandra trascinata dal carro di Agamennone è la più chiara metafora della relazione tra ottusità che umilia e conoscenza umiliata, tra chi guida il carro e chi vede la strada, tra prepotenza e asservimento. Grande metafora della consulenza.

Difendersi dalla manipolazione

Le relazioni professionali sono un terreno fertile per le derive manipolatorie. Grottesche dinamiche sadomaso sono state rappresentate nella tragica saga di Fantozzi, icona dell’asimmetria tra potere e subordinati.

Stimolante pensare che esercitiamo la manipolazione addirittura su noi stessi, quando siamo preda del senso di colpa e delle altre potenze psichiche inconsce.

La progettualità, prima vittima di una psiche malata, si trasforma in grandiosa fantasia di appagamento.

Per evitare l’auto-castrazione come per allentare i legami più sterili e costosi dobbiamo passare tra Scilla e Cariddi, due mostri che richiedono un prezzo:

a) Auto-analisi

Traumi del passato e ferite della psiche sono i principali ganci a disposizione dei Manipolatori. La consapevolezza permette di ridurre o addirittura annullare le pulsioni ad investire in relazioni asimmetriche.

L’Odissea interiore ci porta a visitare antichi luoghi, abitati da mostri feroci. I traumi di ieri sono i ganci di oggi.

E’ il mito di Telefo, che per guarire un’antica ferita dovette procurarsi la ruggine della lancia che penetrò il suo corpo.

b) Progettualità

Per smascherare i comportamenti manipolatori dobbiamo scoprire le carte, spostando l’attenzione dal passato al futuro. Mettiamo sul piatto le prospettive concrete, i ruoli, le necessità delle parti e, soprattutto, i doveri.

La logica progettuale costringe le parti a disegnarsi un ruolo, a prendersi un impegno, a prefigurare una fatica.

Sia il Manipolatore che il Manipolato rifuggono i progetti perché imprigionati nel piano fantasmatico, grandiosa quanto costosa difesa dall’angoscia.

Per cambiare la storia bisogna esplicitare gli interessi delle parti, definire scadenze, mobilitare risorse tramite passi concreti e verificabili. Le parti devono spendere, offrire, impegnarsi.

Chi non è capace di vedersi come parte attiva, come operaio del progetto comune, fugge, salvando la controparte da un futuro sterile e inconcludente.

Sintesi

Facendo leva sulle ferite costruiamo relazioni manipolate, collaborazioni torbide e costose.

Le strategie del Manipolatore si rivelano al primo approccio, nei toni, nelle posture, nei piccoli gesti, nelle richieste, nei ritardi, nelle dimenticanze.

La manipolazione porta sofferenza incrementale e sterilità, trascinando le parti in recriminazioni e accuse. L’inferno relazionale gradualmente sostituisce il castello della fantasia. Dietro il mancato appagamento emerge la sterilità relazionale.

La difesa parte dalla scelta del terreno. Investire da subito nel concreto, esplorando gli interessi, prefigurando i sacrifici per arrivare al risultato. Il punto di arrivo deve portare valore alle parti e alla relazione stessa, che deve maturare grazie agli ostacoli piuttosto che smarrirsi in fantasie totalizzanti.

Note

[1] CFR. Omero Psicologo. Ritter Editore. 2020.

 

Articolo a cura di Luigi Rigolio

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