La sagra del subappalto e il festival del ribasso d’asta
Si sa ormai, sempre più aziende cercano di appaltare lavorazioni di tutti i tipi a terzi, ma chi riflette davvero sul “come” farlo, e soprattutto, a chi si sta passando un incarico?
Tutti i giorni sotto gli occhi ci capita di assistere a delle vere e proprie “sagre del subappalto”, in cui un’azienda vince una gara, e non avendo a disposizione le risorse umane necessarie, sia dal punto di vista numerico, sia dal punto di vista tecnico, inizia ad appaltare a terzi, i quali magari seguono la stessa scia di pensiero, e sub-subappaltano a loro volta.
Ovviamente dobbiamo fermarci a riflettere in base a cosa l’azienda affidataria abbia vinto la gara per l’esecuzione dei lavori in questione. Perché era qualificata per svolgerlo? Perché aveva al suo interno dei professionisti o delle risorse brillanti dal punto di vista tecnico e con un Curriculum di tutto rispetto? È quello il criterio in base al quale la gara viene vinta? Assolutamente no!! Ovviamente il criterio di selezione è quasi sempre uno solo: il prezzo più basso! Sapete però qual è il problema maggiore? Che la qualità ha un costo. Quindi o chi vende qualità non può neanche partecipare perché sarebbe comunque fuori mercato, o può scegliere di andare in rimessa solo per aggiudicarsi magari un incarico di tutto rispetto, ma alla lunga un’azienda non vive di gloria ma di utili, quindi sarebbe comunque controproducente. E allora nella maggioranza dei casi chi vince? Quello che della qualità dei servizi e delle forniture non si interessa minimamente, perché può viaggiare a tariffe che sono la metà di quelle dei concorrenti, perché bypassa tutta una serie di requisiti, di cui invece gli altri tengono conto. Ovviamente, per uscire a prezzi ridicoli non si possono avere al proprio interno chissà quali risorse, altrimenti non reggerebbe il ragionamento di cui sopra. E allora? Ovvio, si subappalta di nuovo!! Magari a liberi professionisti, o aziende familiari, o ditte individuali, che essendo piccole sono disposte ad accettare tantissimi lavori sottopagati, perché in certi periodi dell’anno il lavoro scarseggia, o unicamente allo scopo di essere competitivi.
Immaginiamoci per un attimo i tagli netti che ha subito il prezzo iniziale, ipotizziamo una base d’asta di 10.000,00 Euro, vinta ovviamente a 5.000,00 dall’affidataria; l’operativo che poi effettuerà il lavoro, stento a credere che prenderà più di 2.000,00 Euro alla fine della fiera. E chiaramente, chissà quando verrà pagato! Si perché il bello di essere il “pesce più piccolo” di tutta la catena, è che il lavoro va fatto, ovviamente in modo perfetto, di qualità, e “entro ieri”, e guai a non rispettare le scadenze contrattuali!!!
Però, una volta che tutto è terminato, ci si accorge che il pagamento per la prestazione erogata arriverà dopo 1 o 2 anni magari, se arriverà, perché bisogna purtroppo anche sperare che l’azienda di carta che ha vinto la gara nella prima fase non combini qualche pasticcio e non debba dichiarare bancarotta per limitare i danni… e poi, quei pochi quattrini che spettavano a chi effettivamente ha eseguito il lavoro, chi li vede più?
Capita a volte di imbattersi in scene forse ancora più tristi, soprattutto in ambiti “non intellettuali” come l’edilizia, in cui, dal momento che il lavoro è stato preso “a poco”, allora si effettueranno le lavorazioni di conseguenza, ovvero si fermeranno i lavori al 80% dell’opera perché avremo finito i fondi, oppure risparmieremo a tal punto sulla qualità dei prodotti e dell’esecuzione dei lavori, che il risultato finale durerà da Natale a San Stefano (…si usa ancora dire così, o ahimé sto invecchiando anche io?). Alzi la mano chi non pensa che una situazione del genere non corrisponda almeno al 60/70 per cento delle realtà che quotidianamente ci troviamo sotto gli occhi, un vero e proprio Festival del Ribasso d’Asta.
Mi viene in mente un fumetto di tantissimi anni fa, che purtroppo non ho mai più trovato da nessuna parte; si tratta di una scenetta di Blondie e Dagoberto, in cui un ricco signore, recandosi a teatro, si imbatte in un calzolaio seduto sul marciapiede adiacente all’ingresso del teatro stesso. A fianco a lui un cartello recita: “Riparo tacchi e suole a soli 2 dollari in 5 minuti”. Incuriosito, il ricco signore si rivolge al calzolaio, e gli chiede “Scusami, ma come fai a riparare una scarpa in 5 minuti, e a soli 2 dollari per giunta??”. Al ché il calzolaio gli sorride e gli risponde “E’ semplice, faccio un lavoro malfatto”. Quanti lavori malfatti conosciamo? Quante cose buttiamo via dopo averle utilizzate un paio di volte, magari aspettandoci che avrebbero fatto quella fine proprio perché costavano la metà di tutti i prodotti analoghi sul mercato? Se però applichiamo questo pensiero “ad ampio spettro”, quindi mettendo in gioco la prevenzione e la sicurezza all’interno di un’azienda, la stabilità di un edificio, la sicurezza di un macchinario, la resistenza di un dispositivo di protezione, la prestazione di un servizio di consulenza di tipo giuridico, finanziario ed economico, etc… allora non varrebbe la pena spendere qualcosina in più, ma ottenere un risultato migliore, e che soprattutto darà i migliori risultati nel tempo? Invece che guardare alla spesa effettiva del momento, non si potrebbe forse pensare a un investimento?
D’altronde, un proverbio dice “Se pensi sia costoso assumere un professionista con esperienza, aspetta di vedere quanto ti verrà a costare un dilettante”, un motivo ci sarà!
C’è anche da considerare un aspetto normativo che generalmente non viene preso in considerazione dalle aziende medio piccole, che però è di estrema importanza: la verifica dell’idoneità tecnico – professionale dei fornitori delle aziende affidatarie di un appalto, ai sensi del D.Lgs.81 del 2008. Spesso incontro ancora aziende di una certa dimensione (100, 200 dipendenti?) che sottovalutano questo aspetto, che però nel peggiore dei casi torna indietro come un boomerang (basti pensare alla Culpa in Eligendo per la quale è perseguibile un Datore di Lavoro che ha “scelto male” un consulente o un fornitore). Chi effettua davvero la verifica o la qualifica dei fornitori? O meglio, chi riesce a dedicare tempo a questo aspetto, contando che deve uscire a un prezzo ridicolo per aggiudicarsi un appalto? Il tempo che una risorsa impiega a mettere in atto determinate verifiche, deve venir senz’altro considerato all’interno del bilancio aziendale. Quindi tornando alla problematica espressa in precedenza, chi veramente, all’interno di una sagra di subappalti, controlla che effettivamente non solo siano in grado di svolgere il lavoro affidato loro, ma di eseguirlo anche in sicurezza? Al Festival del Ribasso d’Asta viene richiesto questo tipo di documentazione? Viene altresì controllata? Qualcuno dell’impresa affidataria, esegue dei sopralluoghi per verificare realmente il modus operandi delle imprese esecutrici? O è meglio chiudere gli occhi e non voler guardare?
A cura di: Anna Ravina
Consulente Tecnico Salute e Sicurezza