Le 7 mancanze pretestuose e le 7 mancanze vere sul lavoro

Chiunque faccia bene ed onestamente il proprio lavoro avverte di avere delle carenze, delle mancanze. Questa “onestà” si riferisce ad un approccio al lavoro che sia trasparente e sincero, improntato ad un’integrità emotiva ed intellettuale che consenta di migliorarsi continuamente.

Il problema è che quando le cose vanno bene, non avvertiamo queste mancanze: perché mai dovremmo? Ci sentiamo sicuri, carichi, in controllo… Eppure, quello è il momento in cui ci stiamo preparando a ricevere una mazzata tra capo e collo; ed allora, in quei momenti di difficoltà o di crisi, ci sentiamo più vulnerabili e dobbiamo ammettere a noi stessi che, forse, qualche carenza ce l’abbiamo. E se non lo facciamo per conto nostro, c’è sempre qualcuno, solitamente molto vicino a noi, che ce lo fa gentilmente (se siamo fortunati) presente.

Qualsiasi imprenditore, manager o chiunque svolga un ruolo di leadership si trova periodicamente in questa situazione e ciò che separa chi è performante da chi non lo è, è proprio l’approccio che usa in queste situazioni. Infatti, quando ci si trova in difficoltà, la nostra mente ci costringe a passare in rassegna tutto ciò che ci manca, affinché si provveda di conseguenza per risolvere la situazione. Solo che lo fa a modo suo, cioè alterando la realtà e costringendoci a valutare la situazione e ad agire in modo del tutto antisistemico e, quindi, inefficace.

Naturalmente, possiamo contare a decine, o perfino a centinaia, le possibili carenze che emergono in questi momenti, ma qui vedremo le 7 più importanti… viste ed analizzate, però, da due prospettive diverse. La prima è quella proposta dalla nostra mente, che accettiamo per default e che crea uno stato di bisogno; l’altra prospettiva è quella reale, cioè confacente al funzionamento dei sistemi, che ci induce a pianificare, saltando a piè pari quel processo di prova ed errore che è tipico della prima.

Quindi, partiamo subito con la prima serie delle 7 mancanze, definite “pretestuose” perché vengono di fatto usate per giustificare le difficoltà che si incontrano e che perpetuano quello stato di difficoltà.

  1. Mancanza di denaro. Non importa quanto denaro si ha: quando uno stile di vita o un’attività lavorativa passa da un livello ad un altro superiore, basso o alto che sia, in quello stesso momento si presenta la necessità di avere più denaro. Inutile, quindi, aspettare di avere il denaro che serve per stare tranquilli.
  2. Mancanza di tempo. Questa convinzione di avere poco tempo è dovuta ad una visione meccanicistica, bidimensionale del tempo. In una visione più sistemica, tridimensionale del tempo, ogni attività contribuisce a rafforzare le altre: in realtà, è come se dedicassimo 24 ore ad ognuna.
  3. Mancanza di istruzione e/o esperienza. Ѐ comune trovare persone che provano un certo senso d’inferiorità verso chi è più “titolato” di loro. Senza nulla togliere all’importanza di istruirsi e di seguire dei percorsi accademici, non esiste alcun nesso tra successo e grado di istruzione.
  4. Mancanza di autorità. Molti legano l’autorità ad una posizione od un ruolo, dannandosi l’anima per raggiungere un livello che li faccia sentire adeguati. Una posizione può conferire autorità e potere, certo, ma non darà mai l’autorevolezza che occorre per attirare la stima e il rispetto che cerchiamo.
  5. Mancanza di opportunità. Sono due i motivi per cui le persone non vedono le opportunità. Il primo è dovuto ad una rigidità mentale che restringe le possibilità; la seconda è che non siamo sintonizzati sui bisogni degli altri: basterebbe osservare ed ascoltare cosa accade intorno a noi per capire cosa fare.
  6. Mancanza di persone “giuste”. Non esistono persone giuste o sbagliate. Forse non sono giuste per noi in un determinato momento storico della nostra vita o per i nostri piani, ma è un modo utilitaristico di vedere gli altri e ci impedisce di chiederci: siamo, noi, le persone giuste per gli altri?
  7. Mancanza di sostegno. Magari ci sentiamo abbastanza forti ed autonomi per sbrigarcela da soli nelle varie situazioni, ma abbiamo comunque bisogno di un supporto, anche solo psicologico, soprattutto da parte di chi ci è più vicino, ed è doloroso quando questa percepita “solitudine” si protrae nel tempo.

Lasciamo stare, per ora, queste 7 mancanze pretestuose e cambiamo completamente prospettiva. Seguono le 7 mancanze vere, quelle sulle quali possiamo davvero lavorare per migliorare la nostra condizione lavorativa, in qualunque modo o a qualunque titolo ci tocchi.

  1. Mancanza di controllo. Quando si parla di controllo si pensa subito a come applicare restrizioni su persone e processi che, essendo sistemi, rispondono male a questa operazione. Per controllare i sistemi occorre conoscere le loro dinamiche, capire come funzionano, come reagiscono e perché.
  2. Mancanza di potere. Avere “potere” significa avere la facoltà di far accadere le cose. Non c’entra niente con la nostra posizione o il nostro ruolo, bensì con la capacità di realizzare i risultati che ci prefissiamo. Per rafforzare il nostro potere occorre lavorare sulla nostra crescita personale e professionale.
  3. Mancanza di paradigmi potenzianti. Un paradigma è un modello mentale che si forma in base ai nostri sistemi di credo e di valori. La domanda è: i paradigmi che al momento ci governano, ci stanno aiutando a realizzare ciò che vogliamo veramente o ci stanno impedendo di farlo? Poi, tira le somme.
  4. Mancanza di chiare priorità. Sono molte le cose importanti che vogliamo perseguire, ed è giusto così, ma se non si dà a ciascuna un “peso”, non è possibile creare una gerarchia di tali cose, generando confusione e frustrazione. La chiarezza di priorità è il primo passo essenziale su cui costruire il resto.
  5. Mancanza di direzione. Avere una direzione, una rotta da seguire, ha una duplice funzione. La prima è quella di dare un significato, uno scopo al nostro operato; inoltre, rafforza il nostro focus e l’energia che immettiamo nelle nostre azioni. Fa la differenza quando ci troviamo ad attraversare una crisi.
  6. Mancanza di obiettivi – Una direzione non porta da nessuna parte se non è supportata da obiettivi che molti non si pongono nemmeno, perché condizionati da presunte mancanze. In realtà, gli obiettivi sono legati alla forza dei nostri desideri ed alla ferma volontà di raggiungere le nostre mete.
  7. Mancanza di strategie. In realtà è impossibile non avere strategie: anche non fare niente è una strategia. La carenza sta piuttosto nella sua efficacia e per rendere efficace una strategia, occorre risalire ai nostri paradigmi, formandone o adottandone di completamente nuovi.

Ora è essenziale capire in che modo la prima serie di 7 mancanze (pretestuose) è diversa da quella appena elencata (mancanze vere).

ESTERNO vs INTERNO – Nella prima serie, si va a cercare le risposte all’esterno per procurare un cambiamento dentro di noi, un cambiamento peraltro fittizio, poiché non auto-indotto. Nel secondo caso, invece, lavorando dall’interno, acquisendo maggiore controllo/potere o cambiando paradigmi, questo si ripercuoterà positivamente sui risultati REALI che otterremo.

EFFETTO vs CAUSA – Andando a cercare all’esterno ciò di cui avremmo bisogno, ci trasformiamo in effetto; in altre parole, il nostro stato mentale è conseguente all’avere o meno colmato le nostre carenze esterne: siamo controllati, non in controllo. Al contrario, colmando le nostre carenze interiori ci mettiamo nella condizione di creare le situazioni necessarie per avere maggiore controllo: questo è essere causa.

DIPENDENZA vs INDIPENDENZA – Assecondando la nostra mente che ci chiede di colmare le nostre carenze esterne, ci mettiamo in una condizione di dipendenza: è come un tossico che pensa di stare meglio dopo una dose. Al contrario, lavorando per colmare le mancanze interne, ci distacchiamo sempre di più dal bisogno di cose esterne, potendole produrre autonomamente, quindi in totale indipendenza.

SCARSITÀ vs ABBONDANZA – L’Abbondanza è uno stato mentale che parte da una visione opulenta e rassicurante della realtà; al contrario della Scarsità, che vede una realtà povera e tirchia. Finché continuiamo a focalizzare ciò che NON si ha, alimentiamo quella visione scarsa che abbiamo della vita. Al contrario, focalizzandoci su ciò che GIÀ abbiamo, si alimenta il paradigma dell’Abbondanza… E tutto cambia.

Per quanto schematica possa apparire questa esposizione delle nostre mancanze – pretestuose, ovvero reali – è un ottimo punto di partenza per passare in rassegna ciò che riteniamo essere le nostre principali carenze che, in realtà, dicono di noi molto più di quanto possa sembrare e che siamo disposti ad ammettere. Come si dice: prima di redimerci, dobbiamo riconoscere il peccato. Non possiamo andare oltre finché non riconosciamo ciò che ci sta bloccando e capire le distorsioni che ci deviano da uno sviluppo sano ed equilibrato della nostra leadership è già di per sé uno straordinario risultato.

Se non stiamo ancora vivendo la vita professionale che sogniamo e ci sorprendiamo ad additare delle carenze pretestuose come causa dei nostri insuccessi, sappiamo che dobbiamo cambiare prospettiva e ricercare tali mancanze dentro di noi. Se, d’altro canto, individuiamo delle carenze vere tra quelle che riteniamo ci stiano bloccando, allora il problema sta nel ricercare il miglior modo per colmarle. In entrambi i casi, sappiamo esattamente cosa fare… e non è poco.

Se vuoi saperne di più sulle dinamiche dei sistemi, puoi consultare i seguenti libri:

  • I 5 principi del successo aziendale – A. Carli, ed. Franco Angeli – 2003
  • La Quinta Disciplina – Peter M. Senge, ed. Sperling & Kupfer – 2006
  • La leadership centrata sui principi – Stephen R. Covey, ed. Franco Angeli – 2009

oppure puoi consultare il mio sito che è ricco di risorse che vertono su questo tema: www.alessandrocarli.it/italiano/home

A cura di: Alessandro Carli

Profilo Autore

Alessandro Carli è un trainer e coach italocanadese che da trent’anni opera nel settore del personal development.
Durante questo arco di tempo ha avuto modo di lavorare molto da vicino con qualche migliaia di persone tra imprenditori, dipendenti, privati e studenti, che gli ha permesso di farsi un’idea piuttosto chiara sul funzionamento della realtà in cui tutti operiamo, individuando degli schemi che si ripetono nei diversi contesti delle nostre vite.
Dal 2012 si è dedicato allo sviluppo di un vero e proprio “studio” che riguarda le dinamiche dei sistemi, che ha poi codificato nella cosiddetta Intelligenza Sistemica. Applicata al coaching e/o alla formazione in senso lato, questo studio può consentire a chiunque di scendere alla radice delle problematiche che ci troviamo tutti ad affrontare quotidianamente e risolverle a quel livello.

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