Leadership: questione di ormoni?

Gli ormoni, quei minuscoli messaggeri chimici che passano le informazioni tra il nostro cervello e gli altri organi, ci influenzano da quando siamo nati.

Nessuno dovrebbe ignorare la loro importanza.

Che ci piaccia o no, sono stati loro a condizionare il nostro aspetto fisico e da sempre dominano il metabolismo, il sonno, la resistenza alla fatica e, addirittura, le nostre relazioni intime e sociali.

Sarebbe il caso d’affermare: meglio averli come alleati!

Neppure i grandi leader sono esenti dal loro condizionamento.

Le neuroscienze, infatti, hanno dimostrato una diretta correlazione tra equilibri ormonali, Intelligenza Emotiva e Leadership.

Cortisolo e Testosterone, per esempio, influenzano pesantemente la qualità delle scelte organizzative.

È ormai sapere comune che un alto livello di Testosterone rappresenta, soprattutto per il genere maschile, una naturale tendenza al comando e dal punto di vista fisico si correla alla forza e alla libido, ma pochi sanno che in un ideale modello di leadership questo non è sufficiente se non associato a basse concentrazioni di Cortisolo.

Il Cortisolo, conosciuto anche come ormone dello stress, ha garantito la sopravvivenza dei nostri progenitori, intervenendo in maniera importante sul loro metabolismo energetico e fornendogli le risorse fisiche e psicologiche nelle situazioni di pericolo; oggi, che non ci sono più belve feroci pronte a sbranarci e veri pericoli sono di natura socio-economica, è diventato, paradossalmente, un rilevante fattore di rischio per la nostra salute. Questo significa che i Tyrannosaurus Rex della nostra era sono diventati le scadenze lavorative da rispettare, i pagamenti da portare a termine, gli standard da raggiungere, le tremende malattie da sconfiggere e, a quanto pare, tutte queste circostanze determinano nel nostro corpo una produzione di cortisolo più massiccia e costante rispetto a quella che si generava per mettere in salvo la propria pelle.

Per intervenire positivamente nell’implementazione della leadership, questi due importanti ormoni devono essere presenti con una proporzione inversa:
Testosterone alto – Cortisolo basso.

Infatti, un autorevole studio del 2016 ha dimostrato che: “il livello di stress può inibire la leadership favorita da un alto livello di testosterone”.

Molti lavoratori, tuttavia, ignorano completamente l’effetto che lo stress può avere sulla leadership, non considerano che se aumenta molto il Cortisolo, diminuisce il Testosterone.

La combinazione Testosterone alto-Cortisolo basso aiuta a maturare la fiducia in sé stessi e favorisce la capacità di mettersi in gioco (caratteristiche associate ad alti livelli di testosterone) e, contemporaneamente, facilita il mantenimento della calma sotto pressione e della lucidità in fase di negoziazione (aspetti legati a basse concentrazioni di cortisolo).

Alti livelli di entrambi gli ormoni non si coniugano con una buona leadership, perché genererebbero un’eccessiva aggressività, condizione che sarebbe d’ostacolo all’Intelligenza Emotiva.

Che cosa possiamo fare, in pratica, per predisporre bio-chimicamente il nostro organismo a sostegno della personale leadership?

I livelli ormonali non sono statici, al contrario, mutano in continuazione influenzati da una miriade di variabili, sia endogene sia esterne. Su alcuni di questi fattori – per esempio l’avanzare dell’età, alla base del processo biologico involutivo, o alcune situazioni patologiche – non è possibile intervenire. C’è da sapere, tuttavia, che gli squilibri ormonali trovano terreno fertile in molte abitudini malsane e in uno stile di vita sregolato. In questi casi, si può agire, per esempio, con una corretta alimentazione: evitare di ridurre troppo i carboidrati, prediligendo la regolare assunzione di quelli che provengono da verdura, frutta e cereali integrali e limitando quelli derivanti dagli zuccheri e dai cereali raffinati, aiuta l’organismo a mantenere bassi i livelli di cortisolo.

Senza scendere nel dettaglio, anche un corretto allenamento fisico e un atteggiamento mentale positivo, possono contribuire a mantenere ottimale l’auspicata armonia.

Per un leader, è molto importante sia raggiungere e mantenere quello che la scienza ha definito equilibrio ormonale ideale, sia prendere coscienza di quali risposte biochimiche, e quindi comportamenti indotti, le proprie azioni possono determinare negli altri.

Infatti, le secrezioni ormonali sono importanti non solo per una comprensione approfondita del proprio sé, ma anche nelle dinamiche relazionali tra leader e collaboratori.

Sapendo che ogni essere umano è, inconsapevolmente, alla costante ricerca del piacere e nello stesso tempo in continua fuga da ciò che potrebbe causargli dolore fisico e/o mentale, i leader possono, con il loro agire, condizionare intimamente la biochimica, le emozioni e quindi l’efficacia dei comportamenti altrui.

Un collaboratore pieno di dubbi e incertezze distoglie, inevitabilmente, l’attenzione dai propri obiettivi; chi si sente al sicuro, al contrario, è una persona che produce Dopamina, ormone che determina, assieme alla Serotonina, la sensazione di felicità. Un individuo felice è, dal punto di vista lavorativo, un collaboratore creativo ed efficace. Fissare obiettivi ambiziosi ma chiari e raggiungibili, e fornire costantemente feedback, sono potenti strumenti a disposizione di chi gestisce risorse umane, arnesi manageriali che, se usati con perizia, riducono la sensazione di minaccia e fanno scattare nel cervello un meccanismo di ricompensa che scatena una positiva cascata emozionale.

Lo stesso circuito dopaminergico è attivato quando una persona si percepisce come autoefficace. Quando qualcuno, cioè, difronte a specifiche attività, situazioni o eventi, ha la sensazione di potercela fare, d’essere in grado di affrontare quella circostanza. Un leader colto e preparato è capace di modulare correttamente, nelle giuste situazioni, tempi e modi, la sua autorità e le sue abilità relazionali, al fine di sviluppare la maturità professionale dei propri collaboratori, le loro competenze e la loro disponibilità, facendoli sentire sempre idonei alle mansioni a loro affidate e utili al raggiungimento degli obiettivi pianificati.

Anche le parole che un leader decide di utilizzare hanno un fortissimo impatto sulla sfera emozionale delle persone e di conseguenza sulla loro motivazione.

Dietro il fortunatissimo Yes we can di Barack Obama, c’è stato l’intento di creare un’aspettativa comune verso futuro migliore, una visione collettiva alla quale voler aderire, un sogno nel quale tutti avrebbero potuto avere una parte.

Uno slogan perfetto, insomma, per attivare i processi che determinano all’aumento della secrezione di Ossitocina, ormone che ci fa sentire più aperti a nuove idee, a nuove esperienze, che aumenta i comportamenti pro-sociali e ci porta a essere più propensi a fidarci degli altri.

La Leadership è quindi riconducibile solamente a una questione ormonale?

Assolutamente no! Queste evidenze sono comunque la prova di come essere leader significhi avere Intelligenza Emotiva, saper comprendere e gestire sé stessi e gli altri, prima di tutto dal punto di vista emotivo e umano, per arrivare a pianificare e organizzare un futuro basato su esigenze comuni e reali.

 

Riferimenti bibliografici

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Articolo a cura di Saverio Greco

Profilo Autore

Lavora da molti anni come Area Manager per importanti aziende farmaceutiche, occupandosi di selezione, gestione e sviluppo delle competenze.
Da sempre appassionato di leadership e comunicazione è autore dei libri LE PARABOLE DEL MANAGER (Mimep Docete, 2015) e MANAGER E VENDITORE TOP (HOW2 Edizioni, 2020).

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