L’esubero di capacità produttive – Gestione di livelli di saturazione variabili
L’andamento del settore della lavorazione e della commercializzazione dei metalli è un punto di riferimento per le aziende che ne fanno parte per le loro attività caratteristiche e per l’indotto, non solo, ma più ampiamente per il manifatturiero in generale.
Lo scenario del settore della siderurgia, in questo senso, da spunti di valutazione e di riflessione interessanti non solo per l’importanza e per il peso relativo che esso ha per l’industria e l’economia italiana, ma anche perché rappresentativo ed emblematico di evoluzioni ancora allo stato latente, di dinamiche in atto e di problematiche sedimentate e irrisolte.
Uno dei fattori che da anni, ben oltre il periodo dell’ultima crisi, sta più fortemente condizionando le aziende del settore è l’eccesso di capacità produttiva, a fronte dell’andamento della domanda e dell’offerta disponibile sul mercato.
Più recentemente nel settore, negli anni successivi alla crisi fino al 2014, l’andamento della produzione mondiale è stato ancora di crescita (+24%), anche se in misura minore rispetto all’incremento dei consumi (+30%). A questa crescita non ha contribuito l’Europa che anzi ha dovuto ridurre le sue produzioni (-13%), ma bensì i Paesi in forte crescita, di cui circa il 90% la Cina, quindi a seguire l’India.
Complessivamente è rimasto comunque uno squilibrio tra Offerta-Domanda che a livello globale è si sceso, ma rimane di ben 67 milioni di tonnellate, rispetto ai precedenti 116 milioni di tonnellate.
Guardando più da vicino al settore, in Italia, si evidenzia che negli ultimi anni, dal 2006 ad oggi, il Volume di produzione è diminuito (- 25%), il consumo interno a sua volta è diminuito ancora di più (- 31%), facendo comunque avanzare un esubero teorico di capacità produttiva di 15 milioni di tonnellate. (Fonte: World Steel Association).
Per le imprese italiane del settore la conseguenza, vitale, è che esse devono essere in grado sempre di più di aumentare le loro quote di esportazione, altrimenti compensando diversamente lo squilibrio con i tagli ulteriori delle loro capacità produttive. La riduzione quantitativa della produzione non solo è in generale di per se negativa, ma può anche innescare dinamiche peggiorative che innescano un circolo vizioso come rappresentato nella fig.1.
Le aziende, nella gestione dell’esubero di capacità produttiva, devono affrontare altri fattori peggiorativi concomitanti: primo fra tutti la riduzione dei quantitativi medi ordinati per ogni specifico articolo.
Allo stesso tempo c’è una richiesta crescente di prodotti sempre meno standardizzati, più personalizzati, non commodity da cui consegue la necessità da parte dei fornitori di rispondere con flessibilità alle esigenze diverse dei diversi settori di mercato, anzi dei singoli clienti con i loro specifici bisogni in termini di prodotto e di servizio. In generale un sistema produttivo strutturato e dimensionato per una determinata capacità produttiva, dovendosi successivamente riassestare a livelli di produzione e quindi di saturazione più bassi, si trova a dover gestire lotti di produzione più piccoli, se vuole preservare l’ampiezza di gamma e di mix dei prodotti offerti sul mercato.
Uno scenario che richiede una maggiore flessibilità, la capacità distintiva di un rapido adattamento dei processi principali e di quelli di supporto. Sull’argomento si parte dall’assunto che le aziende più piccole siano per loro natura più flessibili e snelle per l’intrinseca leggerezza che ne caratterizza la loro struttura.
È un assunto corretto, che però non si può generalizzare e va contestualizzato, non è sempre vero per tutte le situazioni: in molte aziende il potenziale di flessibilità intrinseca che ne caratterizza le strutture può essere parzialmente sprecato, disperso da stili di gestione, rigidità tecnologiche ed organizzative, fino al totale annullamento dei vantaggi competitivi che ne deriverebbero.
Un processo decisionale, ad esempio, seppure poco articolato può risultare rigido e più lungo di uno strutturato, ma che però al contempo è organizzato con alti livelli di efficacia, di efficienza e di capacità di adattamento a contesti e scenari diversi.
Ne consegue che, a fronte di esubero di capacità produttiva, di riduzione dei lotti medi di produzione derivanti dalla riduzione dei quantitativi medi degli ordini, è necessario intraprendere percorsi di cambiamento che possono coniugare efficienza e flessibilità agli scenari diversi.
È necessario uscire dal circolo vizioso illustrato in precedenza della riduzione dei volumi di produzione ed innescare il circolo virtuoso rappresentato nella figura 2.
Si tratta di trovare soluzioni innovative, in grado di garantire equilibri di efficienza/flessibilità a livelli modulabili di saturazione delle capacità produttive. Intervenire sulle modalità di configurazione dell’utilizzo delle risorse per sapersi adattare, con continuità, ai diversi scenari svincolati dagli assetti tipici, statici e portatori di rigidità ed inefficienze.
È possibile e necessario, anche perché una conseguenza dello scenario di esubero delle capacità produttive, introdotto all’inizio, è la sovrapposizione nella filiera dell’offerta di forniture da parte dei Produttori, dei Centri servizio, dei Fornitori da pronto e dei Commercianti che si trovano a competere anche su target di mercato e di clienti utilizzatori comuni.
Una linea di tendenza sempre più marcata, qui non trattata e che per la sua importanza può essere da approfondire in altra sede.
A cura dell’Ing. Francesco Liguori, CMC Certified Management Consulting.
Articolo pubblicato sulla rivista Leadership & Management – Settembre/Ottobre 2015