A volte, per aver successo nel lavoro, l’esperienza e le capacità non sempre sono sufficienti; specialmente in un contesto in continuo cambiamento avremo bisogno di integrare queste due risorse con passione, intelligenza emotiva ed ottimismo. Come sostiene Seligman se riusciamo a gestire questi tre elementi contribuiamo a costruire quella che gli esperti chiamano “alfabetizzazione emozionale” ovvero la capacità di gestire le emozioni in modo consapevole.
Traendo spunto dalla ‘alfabetizzazione’ soffermiamoci sul tema dell’ottimismo, lasciando ad altri momenti gli approfondimenti sui restanti elementi. Non parleremo dell’ottimismo sciocco, quello che ha a che fare con l’ingenuità e che sottovaluta pericoli e rischi, ma dell’ottimismo realistico, tipico di una chiara consapevolezza di vivere in un mondo imperfetto in cui le difficoltà sono all’ordine del giorno, senza cedere alla negatività ed allo sconforto.
L’ottimismo – forse non tutti se ne rendono conto – è diventato sempre più una competenza personale per cui va annoverata tra le soft-skill, sia perché consente di dare una spiegazione in termini positivi ad un episodio negativo sia perché può essere sviluppato con l’esercizio e la pratica rendendolo, di fatto, acquisibile. La psicologa Sonja Lyubomirsky afferma che i fattori che determinano un atteggiamento ottimista sono al 50% genetici, al 10% causati da circostanze esterne e per il 40% da come si agisce e si pensa.
Prima di tutto vediamo cosa non è l’ottimismo: non si tratta di sognare e del non vedere le conseguenze delle proprie azioni. L’ottimismo è la capacità di reagire di fronte a situazioni avverse, circoscrivendo il fatto negativo, senza attribuirsi la colpa di ciò che accade e senza che questo possa influenzare il nostro agire, ma possa solo ampliare il proprio punto di vista. L’ottimista ha sviluppato un concreto senso della realtà e sa come agire. Essere ottimisti significa riuscire a sottolineare gli aspetti positivi della vita. Uno sguardo ottimista ci rende più sereni ed è la strada più semplice verso molte possibilità di successo. Nell’ottimista realista esiste sempre una strada diversa per raggiungere un obiettivo. Gli ottimisiti cercano, sperimentano, provano e riprovano fino a quando una soluzione non si dimostra realmente efficace.
L’ottimismo fa la differenza tra chi, nelle avversità, tenda ad arrendersi e chi, malgrado tutto, riesca ad andare avanti e non si faccia prendere dallo sconforto. L’ottimismo porta a formulare spiegazioni realistiche, ma positive, in relazione a ciò che non è andato bene, formulando ipotesi di soluzioni per ripristinare o migliorare la situazione. Porta con sé consapevolezza del fatto che tutto sia comunque un’opportunità di apprendimento per fare meglio nel futuro. Riesce a dare una spiegazione oggettiva ai fatti, sia che la causa sia da ricercare nelle nostre azioni sia che sia esterna alla nostra volontà. L’importante è non mettere mai in discussione le proprie capacità.
L’ottimista ha la consapevolezza delle proprie capacità, il pessimista vive in uno stato di inadeguatezza e, citando Confucio, “Chi crede di farcela e chi non crede di farcela, di solito finiscono per avere entrambi ragione”.
Gli effetti positivi dell’ottimismo si possono riscontrare in:
L’ottimismo è anche uno stile di pensiero e di vita. In parte deriva da una predisposizione naturale ed in parte lo si può coltivare. Il pensiero positivo predispone le persone ad indirizzare le proprie azioni in modo positivo e costruttivo arrivando a realizzare i propri propositi.
Le principali caratteristiche degli ottimisti sono:
Ed ora alcuni suggerimenti per diventare positivi:
Alcuni motti dell’ottimista:
Articolo a cura di Antonio Bassi
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