Promuovere una cultura del life long learning: la Commissione europea per il 2021 lancia un nuovo ”patto” per le skills
Per sostenere una ripresa equa e resiliente e lavorare nella direzione di una transizione verde e digitali, la Commissione europea invita le organizzazioni pubbliche e private a unire le forze e ad agire concretamente per l’upskilling e il reskilling dei lavoratori in Europa. In questo articolo facciamo il punto sul valore della nuova policy europea del Pact of skills
Un’emergenza di cui si non si parla mai abbastanza è la crescente presenza di adulti low skilled nel nostro paese. In Italia questi adulti sono circa 11 milioni (per il 52% dei casi uomini, per il 47% donne)[1]. Di fronte alle sfide che ci aspettano per il prossimo futuro ,dalla digitalizzazione alla transizione ecologica non possiamo certo permetterci questo gap rispetto agli altri stati europei.
Le persone con scarso livello di competenze si concentrano nelle fasce d’età più avanzata e decrescono nella fascia d’età successiva. È evidente, come emerge dalle ricerche PIAAC, che il raggiungimento di un titolo di studio medio-alto riduce considerevolmente la probabilità per un soggetto di far parte della categoria dei low skilled[2].
Bisogna considerare, inoltre, che la disponibilità di skills basse, associate ad un basso livello di qualificazione, produce alti costi sociali. La permanenza negli adulti di bassi livelli di skills determina conseguenze che possono essere “devastanti” fino a danneggiarne il loro stato sociale: la self confidence, la stessa salute fisica e la possibilità di impegnarsi nella società civile.
Un altro fattore su cui riflettere, come emerge da una recente indagine IPSOS è una carenza di partecipazione dei giovani ai cosiddetti corpi intermedi ( sindacato, partiti politici, associazionismo culturale e volontariato), luoghi associativi dove esprimere condivisione e progettualità. Il fatto è che si fa strada per i giovani una relativa sfiducia nel futuro rispetto alle istanze di partecipazione (nella ricerca solo il 30% degli intervistati si dichiara appunto fiducioso nel domani ), anche se si afferma che a fronte della pandemia il bisogno di partecipare ai corpi intermedi cresce[3].
Anche al di fuori dei nostri confini, le cose non stanno meglio .Si stima infatti che nell’Europa a 28 ci siano 128 milioni di adulti con l’esigenza di un potenziale processo di upskilling e reskilling.
La Commissione Europea già nel 2019 ha ritenuto fondamentale con il programma “Upskilling Pathways” migliorare la flessibilità e la permeabilità dei sistemi educativi, facilitando la possibilità, per i cittadini con differenti storie di apprendimento, di recuperare tempo ed opportunità di inclusione nella società civile della propria comunità di riferimento (European Commission, 2019). Questo quadro rende effettivo il diritto soggettivo all’apprendimento permanente – uno dei pilastri delle politiche educative europee – e prevede l’accesso alle opportunità educative a costi nulli o agevolati, individuando e promuovendo il riconoscimento delle reti territoriali dei servizi del lavoro e della formazione disponibili nei diversi paesi. Si tratta in sostanza della tutela dei fabbisogni formativi della parte più fragile della popolazione, garanzia di diritto all’espressione della cittadinanza ed all’inclusione sociale.
Il Pact of skills, lanciato nella prima settimana di novembre 2020 in occasione della settimana europea della VET (Vocational educational training) si presenta come una nuova strategia orientata dal Pilastro dei diritti sociali e lanciata dalla Commissione europea per promuovere la collaborazione tra diverse realtà come imprese, associazioni, e fornitori di formazione al fine di creare le condizioni per investire nelle politiche di sostegno alle skills[4].
Un’Europa più forte in grado di incoraggiare sinergie tra pubblico e privato per essere in grado di sostenere una più giusta transizione verso gli obiettivi messi in cantiere dalla commissaria Von Der Layen: questa é la linea strategica sulla quale si muove il Pact of skills[5].
Saranno attivati, dunque, service di guidance, di networking hub, e di knowledge hub, servizi che supporteranno gli attori sociali che vorranno condividere l’impegno per lo sviluppo delle skills nel proprio contesto.
Cosa significa ,in concreto ,la disponibilità di questi servizi:? per il Networking hub
- avere supporto per trovare possibili partners nello sviluppo dei progetti
- collegarsi ad altre misure e tools europee come Skill Panorama, Eures, ad esempio
Per il Knowledge hub
- accesso a webinar e seminari per le attività di apprendimento,
- disporre di informazioni su altri progetti, tools e strumenti relativi a buone pratiche
Per la “Guidance”
- facilitare le transazioni e gli scambi con le autorità competenti
- identificare possibili finanziamenti
- accedere alle informazioni più significative relativamente alle fonti di finanziamento europee
Si tratta di monitorare in anticipo le skills che serviranno nel prossimo futuro salvaguardando la necessità’ di dare spazio ad un altro principio irrinunciabile la parità di genere.
Su questo ultimo punto, che rappresenta il Goal 5 dell’Agenda 2030 dell’Onu, ricordiamo che la crisi pandemica ha generato nel nostro paese situazioni di arretramento per quanto riguarda i tassi occupazionali delle donne ed ha aumentato il ricorso al part time . Altro elemento di “ritorno indietro”, come emerge dal Rapporto Asvis 2020 é la diminuzione delle immatricolazioni delle giovani donne alle materie Stem (matematica, chimica, ecc)[6]
Sia a livello regionale ,che locale o nazionale, la sfida è quella di attivare un dialogo aperto tra attori che possano giocare un ruolo di punta negli ecosistemi che caratterizzano le geografie del territorio.
Promuovere una cultura dell’apprendimento per tutti significa supportare le aziende ,anche piccole e medie, per attivare a favore del proprio capitale umano le skills necessarie per raggiungere il successo competitivo ma anche fornire tutta la consulenza necessaria per accedere alle fonti di finanziamento appropriato, garantire la qualità e l’assessement delle iniziative.
Non si tratta finalmente ancora di “retorica sull’apprendimento continuo” ma di un sostantivo sostegno al contrasto nei confronti della carenza di skills nella popolazione aziendale dei paesi europei.
Lo sviluppo cognitivo delle persone é fonte fondamentale di crescita economica ma è anche fonte di sviluppo umano e di benessere delle persone, come ci ha insegnato il premio Nobel Amartya Sen.
La sfida attuale ,dopo la crisi pandemica è anche sul piano dello sviluppo di un nuovo paradigma che punti sul digitale e sulla transizione ecologica senza dimenticare la spinta propulsiva che il coinvolgimento delle donne può dare in termini di creatività e produttività.
L’obiettivo di una cultura dell’inclusione è parte integrante degli obiettivi di sviluppo umano delle comunità civili in questa delicata fase di ripartenza dei paesi europei.
Note
[1] Su questo tema si veda il Cap XI del Rapporto sul Mercato del lavoro del CNEL 2019 redatto dall’Autrice di questo articolo. dal titolo Policies per l’implementazione delle competenze, strategie di upskilling e reskilling e prospettive per lo sviluppo della VET nel Paese pp..257-277
[2] Su questo tema si veda il Cap XI del Rapporto sul Mercato del lavoro del CNEL 2019 redatto dall’Autrice di questo articolo. dal titolo Policies per l’implementazione delle competenze, strategie di upskilling e reskilling e prospettive per lo sviluppo della VET nel Paese pp..257-277
[3] L’indagine é stata realizzata da IPSOS per Fondazione Astrid e Fondazione Sussidarietà: la sintesi dei risultati si può leggere su www astrid-online.it
[4] Le organizzazioni pubbliche e private ripossono sottoscrivere la Carta del Patto per le competenze attraverso gli appositi siti predisposti dalla Commissione Europea.. Gli impegni sono monitorati da un indicatore di prestazione.
[5] Si veda l’home page della settimana europea delle competenze professionali e la registrazione dell’evento del lancio de Pact of Skill
[6] Per approfondimenti sul tema del gender gap, si veda il volume ( a cura di G.Alessandrini e M. Mallen, Diversity management, Armando, Roma, 2020.
Articolo a cura di Giuditta Alessandrini
Giuditta Alessandrini è professore ordinario senior di Pedagogia sociale e del lavoro. È autrice di numerosi volumi tra cui Manuale per l’esperto dei processi formativi, Carocci, Roma 2016, Sostenibilità e Capability Approach, Franco Angeli, Milano 2019 e (con Mallen M.), Diversity management, genere e generazioni per una sostenibilità resiliente, Armando, Roma 2020. È membro del Segretariato dell’ASviS.