Temporary Manager ai raggi X – italiani e europei a confronto
Che il mercato italiano del temporary management sia ancora un po’ più indietro rispetto ai paesi europei più evoluti è un fatto riconosciuto; ma come si posizionano i manager italiani rispetto ai colleghi europei? Una recente indagine internazionale ci consente di metterli a confronto e di estrapolare considerazioni utili sia per i manager che per le aziende che li utilizzino.
Sia le aziende che i manager, con finalità ovviamente diverse, ci rivolgono spesso domande per capire la figura del temporary manager (di seguito TMan), il suo profilo e le sue modalità operative.
Lo spunto per una risposta approfondita viene dalla presentazione dei risultati di un’indagine internazionale condotta da SMW – Senior Management Worldwide, uno dei gruppi più anziani (nato nel 2004) e a maggiore copertura internazionale (16 partner attivi in 17 paesi, oltre a progetti gestiti in oltre 40 paesi nel mondo), con un bacino potenziale di oltre 50.000 manager.
Oltre a rispondere alle domande di cui sopra, l’indagine consente ai manager italiani di confrontarsi con le realtà europee più avanzate e fornisce, a coloro che intendono avvicinarsi alla professione, degli utili parametri di riferimento.
L’indagine è stata condotta su una popolazione di oltre 13.000 manager in 12 paesi (11 europei più la Cina): il totale dei rispondenti è stato di 1.243, cui l’Italia ha contribuito con le risposte di 152 TMan su un totale di circa 800 manager contattati (una delle redemption in assoluto più alte).
Qual è il profilo generale medio del TMan? L’indagine ci parla di manager di circa 53 anni, con almeno tre anni di esperienza come TMan, impegnati per circa 200 giorni all’anno (il 66% della popolazione occupato su un progetto al momento della rilevazione), il 55% in ruoli C-level.
Vediamo ora le evidenze comparate più significative.
Età e genere
Si suol dire che il TM è una professione per over 50: l’indagine conferma in pieno questo fatto, con il 74.8% del campione è costituito da over 50, cui l’Italia si allinea con il suo 78%.
Il TM sembra però essere ovunque un mestiere per soli uomini: infatti, a livello globale, la percentuale rosa è pari al 14%, con l’Italia in retroguardia con un misero 8%, cui fanno da contraltare la Gran Bretagna, la Cina e la Polonia che si avvicinano al 30%.
L’esperienza
L’Italia è ancora un paese giovane: appartiene infatti alla fascia dei paesi in cui una grossa percentuale di manager si colloca in fase di avvio nella professione. Infatti, ben il 59% degli italiani ha un’esperienza come TMan inferiore ai 4 anni (contro il 33% del campione totale), e solo il 22% oltre i dieci anni, a differenza di paesi più evoluti dove le proporzioni sono esattamente opposte (UK, Belgio).
Giorni medi lavorati nell’ultimo anno
Una misura del successo personale come TMan è certamente il tasso di occupazione, ovvero dei giorni lavorati su base annua. In Italia, la metà dei rispondenti è stata impegnata per meno di 100 giorni nell’anno precedente l’indagine, a fronte di quote molto elevate oltre i 200 giorni in UK, Belgio e Germania.
Percezione del mercato
Il proprio mercato “personale” è visto stabile/in crescita dal 75% del campione complessivo, mentre i manager italiani sono fermi al 62%. Migliore la visione sui 12 mesi, ove l’Italia è al 70% contro il 76% del campione totale.
Interessante il dato sui compensi: mentre solo il 18% del campione riscontra una diminuzione dei compensi, per l’Italia questo valore sale al 35%.
Possibile, seppur parziale, spiegazione: il gran numero di manager in cerca di lavoro presenti sul mercato e che tendono ad abbassare i compensi per rientrare nel mercato del lavoro.
Tipologia di ruoli ricoperti e di aziende clienti
I manager italiani sono allineati quasi perfettamente con i colleghi esteri:
- Sia per quanto riguarda gli incarichi a livello di board: componente esecutivo (37%), Presidente (15%), Advisory/supervisory role (34%)
- Sia per quanto riguarda la tipologia di incarichi a livello più generale: 52% a livello di board (il dato include i CFO), 24% come manager di linea, 24% a livello di NED.
Scendendo ulteriormente nel dettaglio, il grafico che segue illustra le macro area di competenza, senza grandi difformità rispetto ai dati internazionali.
Come era lecito attendersi a priori, il peso delle PMI è molto rilevante (vedi grafico). Va rimarcata la sensibile differenza di peso delle aziende sopra i 200 milioni: l’Italia, con il suo 18%, è ben lontana dagli altri grandi paesi europei (Germania, Svizzera e Belgio ben oltre il 35%, ma anche Francia e UK oltre il 27%).
Durata dei progetti
Gli italiani paiono lavorare mediamente su progetti più lunghi: i progetti minori di 6 mesi sono oltre il 29% sull’internazionale contro meno del 25% italiano; i progetti superiori ai 9 mesi sono circa il 47% a livello internazionale contro il 65% italiano.
La conferma indiretta viene anche dal dato relativo al numero di incarichi degli ultimi tre anni (vedi grafico), per cui gli italiani hanno lavorato su 1-2 progetti nel 62% dei casi contro il 53% del campione complessivo.
Il peso del part time è maggiore in Italia (33%) rispetto all’estero (25%)
Compensi attesi
Gli italiani hanno compensi mediamente più bassi dei colleghi stranieri: oltre il 42% degli intervistati si trova nella fascia di compensi più bassa (600-800 euro/giorno), mentre la percentuale negli altri paesi è decisamente sotto il 30%. Addirittura, oltre il 50% di svizzeri e tedeschi si colloca nelle fasce di compensi sopra i 1.200 euro.
A cura di: Maurizio Quarta, Managing Partner – Temporary Management & Capital Advisors